Altri, Miti e Leggende
Oropa, il mistero del quadro dell’Ultima Cena
Nella chiesa vecchia di Oropa è presente un quadro rappresentante l’Ultima Cena. Questo quadro è riprodotto, quasi uguale, al quadro di Gaudenzio Ferrari presente a Milano nella Basilica di Santa Maria della Passione. Quasi uguale perchè la scena e i personaggi sono stati riprodotti in maniera assolutamente identica ma lo sfondo e i camerieri sono differenti. Il Giovanni addormentato sulle spalle di Gesù è nel volto e negli atteggiamenti molto femminile, oltre ad essere completamente vestito di rosso, il colore della Maddalena. Anche nel quadro di Milano la figura è sempre molto femminile, con una particolarità, il Giovanni rappresentato da Gaudenzio Ferrari è nei tratti del volto identico ad una serva donna alle spalle di Gesù. E’ l’Ultima Cena dipinta da Giulio Campi nel 1568, che, alla debole luce diffusa dal lampadario, rivela un particolare mozzafiato, che connette l’opera alla tradizione esoterica della Maddalena e del Santo Graal o, meglio, del Sang Real: la coppa in cui, secondo il vangelo apocrifo di Nicodemo, fu raccolto il sangue di Gesù Cristo dopo la crocifissione.
Al primo sguardo infatti, anche senza particolari attenzioni tecnico artistiche, si nota che la figura morbidamente adagiata sulla spalla di Gesù Cristo, che secondo la tradizione ufficiale dovrebbe essere l’apostolo Giovanni ma nel dipinto di Campi sembra essere una figura di delicati tratti femminili. Ed è pur vero che i tratti indubbiamente molto virginali con cui Giovanni è rappresentato in molti cenacoli possono trovare spiegazione nel passo della Legenda Aurea dove Jacopo da Varazze riferisce che «Dio lo volle vergine, e perciò il suo nome significa che in lui fu la grazia: in lui infatti ci fu la grazia della castità del suo stato virginale, ed è per questo che il Signore lo chiamò durante le nozze, mentre lui voleva sposarsi». Ma nel Cenacolo di Campi, Giovanni indubbiamente una donna, basti osservare queste immagini sotto gli occhi di tutti per togliere ogni forma di dubbio. Il volto è assolutamente femminile, i lineamenti sono dolci e inquadrano una donna anche particolarmente bella». Insomma, siamo di fronte alla più incredibile rappresentazione dell’Ultima Cena, addirittura ancora più forte dello stesso famoso affresco di Leonardo da Vinci a Milano.
Questa tradizione è stata ripresa ne Il Codice Da Vinci, che lo scrittore Dan Brown, senza inventare nulla, scrisse attingendo a piene mani da Il Santo Graal di Baigent, Lincoln e Leigh. In realtà, molti fatti di entrambi i best seller risultano mistificazioni romanzesche. Ma ciò non esclude affatto che vi sia effettivamente stata una forte e antica tradizione esoterica basata sull’amore tra Gesù e la Maddalena e la fuga di questa con i loro figli in Provenza dopo la crocifissione (attestata dal I sec. d.C., è riportata soprattutto nella Vita della Maddalena scritta nel IX sec. da Rabano Mauro, abate di Fulda e vescovo di Magonza, e poi nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze del 1260). Segni criptati di questa tradizione sommersa (della quale sarebbero stati individuati echi nei vangeli apocrifi) sarebbero poi rintracciabili in molte opere di Leonardo da Vinci, nell’Et in arcadia ego del Guercino (al secolo, Giovanni Francesco Barbieri) o nei Pastori in Arcadia di Nicolas Poissin, come anche in molte le rappresentazioni della Maddalena penitente con un teschio tra le mani o posto accanto.
David Robotti
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