Rassegne Teatrali & Spettacoli, Teatro
Slava’s Snowshow, quando il teatro è pura magia
Dal 29 marzo al 2 aprile 2017 appuntamento assolutamente imperdibile al Teatro della Corte di Genova con il magico spettacolo che da oltre 14 anni ammalia generazioni di spettatori: lo Slava’s Snowshow. Una rappresentazione onirica e festosa della vita, costruita sulla base delle immagini e dei movimenti, sui giochi e sulla fantasia.
CHI È SLAVA
Vjačeslav Ivanovič Polunin detto Slava è un mimo russo ad oggi considerato il clown più grande e importante al mondo. Dopo il diploma all’Istituto di Cultura Sovietica di Leningrado e dopo aver calcato numerosissimi palcoscenici in qualità di attore teatrale, appena trentenne dedica tutto se stesso all’arte della rappresentazione mimica.
I SUOI MAESTRI E LA SUA COMPAGNIA
Slava Polunin si rifà a grandi artisti come Chaplin, Marcel Marceau, Engibarov e nella sua formazione professionale si è ispirato alla mimica facciale di personaggi come Totò, Eduardo De Filippo e Dario Fo. Slava e la sua Compagnia, fondata nel 1979, danno una nuova valenza al ruolo del clown, estrapolandolo dal mondo circense e portandolo nelle strade prima e nei più grandi teatri del mondo poi. Nel 1989 Slava riunisce un gruppo di ben 150 clown per un tour della durata di sei mesi che tocca le maggiori capitali dell’Europa Orientale ed Occidentale: è il The Mir (Peace) Caravan.
LO SPETTACOLO
Slava’s Snowshow ha debuttato a Mosca nel 1993: da quella data in poi 4 milioni di spettatori ne hanno condiviso la visione fiabesca. Slava’s Snowshow è un viaggio immaginifico lungo il quale nevicano gigantesche bolle di sapone, dove i palloncini vengono portati al guinzaglio, i cappotti sono animati e si possono cavalcare burrasche sopra letti fatti come velieri. La neve cadendo e danzando tutt’intorno, avvolge ogni cosa in un silenzio magico, vela e rivela nuovi aspetti della realtà che ci circonda, proprio come fa il clown che passeggia per il mondo, ribaltando le prospettive e le verità più scontate.
I PERSONAGGI
In tante minuscole fiabe, vivono buffi personaggi simili a poeti silenziosi, impastati di malinconia, dolcezza e gioia di vivere. Nessun limite, nessuna trama, e due grandi protagonisti: da una parte, la fantasia, con la sua incontrastata ascesa al potere, dall’altra pubblico che da iniziale spettatore via via diventa parte integrante dell’incantesimo.
I COMMENTI
«Slava’s Snowshow rappresenta per il mondo dei clown quello che il Cirque du Soleil rappresenta per il circo…» (“Variety”). «Uno dei momenti più teatrali che abbia mai avuto modo di vivere» (“The Guardian”). «Improvvisamente il pubblico si sente giovane, innocente e trasportato via con piacere» (“Daily Mail”). «Un capolavoro assolutamente unico e imperdibile…» (“The Independent”). «Questa è pura magia…davvero una serata d’incanto» (“The Express”). «Slava Polunin può tranquillamente essere definito il migliore clown del mondo. Ma anche il più grande mago del mondo. Spettacolare e bellissimo!» (“Variety Weekly”)
David Robotti
Enogastronomia, Parliamo di Cibo
Parliamo di Cibo: Voltalacarta
Tradizione unita alla modernità. In questo senso Voltalacarta è il locale giusto per gli amanti dei gusti decisi di un tempo uniti alla modernità e alla freschezza di una cucina dinamica e sempre pronta a sperimentare. E se il richiamo alle melodie di Fabrizio De André (in particolare alla canzone Volta la carta) pare essere quasi scontata, non lo è invece il menù pronto a guidare il turista piuttosto che il buongustaio – e non solo – a scoprire quei sapori e quei profumi che solo una città come Genova sa regalare.
Ed è proprio questa la peculiarità del Voltalacarta. Creare coi suoi menù un percorso sensoriale che porti gli ospiti del piccolo ma ben curato ristorantino in via Assarotti 60 a riscoprire in chiave moderna quei gusti della tradizione. Del resto i piatti sono quelli, pesce e intingoli antichi. Il tutto accompagnato da pane e focacce fatte in casa, un’ottima scelta di vini e un personale competente ed estremamente gentile. Insomma un posto da sogno. I difetti? Noi non ne abbiamo trovati, ma se vi capita di provarlo… beh, ci farete sicuramente sapere.
CONSIGLIATO: Assolutamente Sì
GIUDIZIO: *****
PREZZO: ****
Federico Capra
Spazio Cinema, Teatro
Spazio Cinema: i migliori tre film nelle sale
Elle
Regia di Paul Verhoeven. Con Isabelle Huppert, Laurent Lafitte, Anne Consigny, Charles Berling, Virginie Efira. Genere: Drammatico.
Trama: Michelle è la proprietaria di una società che produce videogiochi ed è una donna capace di giudizi taglienti sia in ambito lavorativo che nella vita privata. Vittima di un stupro nella sua abitazione non denuncia l’accaduto e continua la sua vita come se nulla fosse accaduto. Fino a quando lo stupratore non torna a manifestarsi e la donna inizia con lui un gioco pericoloso.
Non è un paese per giovani
Regia di Giovanni Veronesi. Con Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo, Sara Serraiocco, Sergio Rubini, Nino Frassica. Genere: Drammatico.
Trama: Sandro e Luciano fanno i camerieri in un ristorante ma coltivano sogni più grandi: Sandro, figlio di un edicolante pugliese che si improvvisa fruttivendolo abusivo, vorrebbe diventare uno scrittore, mentre Luciano, figlio di un giornalista, vorrebbe vedere i suoi orizzonti allargarsi, anche se non sa bene in quale direzione. È Luciano a trovare l’occasione giusta per entrambi: la possibilità di aprire il mitico chiringuito sulla spiaggia a Cuba, dove il mare è trasparente e la connessione Internet è centellinata dallo Stato. A Cuba i due amici troveranno ad aspettarli Nora, un’espatriata italiana stramba ma a suo modo autentica e profonda.
La tartaruga rossa
Regia di Michael Dudok de Wit. Genere: Animazione.
Trama: Scampato a una tempesta tropicale e spiaggiato su un’isola deserta, un uomo si organizza per la sopravvivenza. Sotto lo sguardo curioso di granchi insabbiati esplora l’isola alla ricerca di qualcuno e di qualcosa. Qualcosa che gli permetta di rimettersi in mare. Favorito dalla vegetazione rigogliosa costruisce una zattera, una, due, tre volte. Ma i suoi molteplici tentativi sono costantemente impediti da una forza sotto marina e misteriosa che lo rovescia in mare. A sabotarlo è un’enorme tartaruga rossa contro cui sfoga la frustrazione della solitudine e da cui riceve consolazione alla solitudine.
David Robotti
Eventi & Concerti, Musica
Il consiglio di NE: il concerto di Ligabue al PalaAlpitour
Torino torna a Ballare sul mondo. Certamente Luciano Ligabue ci perdonerà se prendiamo in prestito uno dei suoi grandi successi per presentare il doppio concerto che il cantante emiliano ha in programma nel capoluogo piemontese martedì 28 e mercoledì 29 marzo 2017. Ecco che al PalaAlpitour Ligabue farà rivivere i suoi grandi classici con un occhio di riguardo per i nuovi successi.
In particolare Made In Italy, l’atteso 20esimo disco – nonché l’undicesimo di inediti – della carriera di Luciano Ligabue. Il concerto prende spunto proprio da qui. E in particolare dal tour iniziato a Roma il 3 febbraio 2017 con il Made in Italy – Palasport 2017. Un viaggio musicale che porterà l’artista emiliano in giro per tutta l’Italia e nei più importanti palazzetti dello sport italiani.
Attenzione, per tutti gli amanti del Liga, ricordiamo che ci sono ancora biglietti disponibili. Per acquistarli basta andare sulla pagina di TicketOne.
Altri, Miti e Leggende
Il mistero della Stonehenge piemontese
Per parlare del mistero della Stonehenge piemontese ci rechiamo a Cavaglià, importante borgo agricolo-industriale situato a una ventina di chilometri da Biella, vicinissimo al lago di Viverone. L’area archeologica recentemente inaugurata si trova all’ingresso del paese, in prossimità della rotonda: qui, a mo’ di sentinelle di pietra, fanno capolino ben 11 menhir, molti dei quali di notevoli dimensioni, ricollocati a cerchio dagli archeologici.
Il merito di averli salvati dalla distruzione spetta a uno studioso di Torino, Luca Lenzi, che intuendo non si trattasse di semplici massi erratici si è battuto perché ne fosse riconosciuta l’origine.
Dall’esame dei depositi di calcare lasciato dall’acqua piovana all’interno delle coppelle, gli archeologi hanno potuto stabilire con certezza che i blocchi erano posizionati verticalmente, ma la loro planimetria e il loro orientamento sono puramente ipotetici. Inoltre, in base a testimonianze orali e al ritrovamento nel circondario di altre pietre allungate o conficcate nel terreno si può ipotizzare che l’area su cui sorgevano in origine i menhir fosse molto più vasta di quello che si pensava in un primo tempo e che gli stessi massi fossero ben più numerosi di quelli sopravvissuti fino ad oggi.
Purtroppo né il sito né la disposizione dei megaliti sono quelle originarie, non più individuabili con precisione: negli anni ’80 infatti, furono ammassati in una zona poco distante per far posto alla costruzione di alcune villette. Anche alcuni anziani del luogo ancora ricordano che, ai loro tempi, i dintorni del paese erano costellati di pietre coricate o conficcate nel terreno e che alcune furono distrutte con la dinamite per far posto ad una vigna. Nel pannello informativo dell’area archeologica leggiamo che i massi sarebbero stati allineati ed eretti probabilmente tra 4000 e 6000 anni fa, analogamente a quelli bretoni. Le stele ricavate dai massi erratici sono per lo più di gneiss piuttosto duro e arrivano a pesare sino a 25 tonnellate.
Nel 2005 vennero infatti segnalati alla soprintendenza ai Beni Archeologici della regione Piemonte da Luca Lenzi, il quale già studioso di menhir che aveva avuto modo di osservare in altre regioni europee (luoghi in cui reperti simili erano rispettati e ben mantenuti) ebbe come una folgorazione grazie all’osservazione casuale di un solo monolite che si trovava ancora fortunatamente in posizione verticale appoggiato ad un albero. Nonostante abbia perso il valore sacro di un tempo, questo cerchio di pietre affascina con la sua presenza chi si reca sul posto, terra ancora intrisa di magia non ancora del tutto perduta.
David Robotti
Letteratura, Recensioni & Interviste
Angolo lettura: Nessuno può fermarci
La ricerca della verità che si trasforma in ricerca di se stessi. Questo significa Nessuno può fermarci, il nuovo libro di Caterina Soffici giornalista divisa tra Regno Unito e Italia. Una storia che va a rivangare un passato ormai dimenticato. Un passato che in realtà è quello del popolo italiano migrante ed emigrato verso zone che offrivano qualcosa in più. Un lavoro, una sicurezza, un po’ di pace. Siamo negli Anni ’40, quelli che annunciano al mondo lo scoppio del secondo conflitto mondiale. E in particolare va a narrare, in modo divino, la tragedia che il 2 luglio 1940, vide 446 civili italiani morire annegati subito dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini all’Inghilterra.
Sinossi
Bartolomeo, stralunato e gentile studente di filosofia, trova sul fondo di un cassetto una lettera indirizzata a sua nonna Lina: poche righe «Disperso, presunto annegato» che smentiscono la storia famigliare di nonno Bart morto al fronte. Nessuno è in grado di dirgli di più, su quel nonno del quale porta il nome ma che non ha mai conosciuto. Non la nonna, che si è spenta da poco; non suo padre, che nulla sa né sembra interessato a sapere. Le tracce che affiorano lo guidano a casa di Florence, una magnifica vecchia signora inglese che frequentava i suoi nonni a Little Italy, il quartiere degli immigrati italiani di Londra. Lei sembra sapere molte cose, anche se per qualche motivo non vuole parlare. Mentre Bartolomeo inizia la sua ricerca della verità, Florence riprende per lui i fili del passato. Riaffiorano l’amore per Michele e l’amicizia con Lina e Bart, e la vita di Clerkenwell, l’allegria operosa dei caffè, i canti e la musica, la folla della processione della Madonna del Carmelo, le serate danzanti. Finché Bartolomeo e Florence partono per un viaggio che li condurrà a illuminare un episodio caduto nell’oblio: il naufragio dell’Arandora Star, carica di internati italiani e silurata dai tedeschi. Nella tragedia del 2 luglio 1940 annegano in 446, civili deportati dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini all’Inghilterra, vittime innocenti del sospetto e della xenofobia. Bartolomeo e Florence sottraggono al silenzio le storie di quelle vite spezzate, e avanzano stretti l’uno all’altra, un ragazzo che si fa uomo e una vecchia che ritrova la tenacia della giovinezza.
Autore: Caterina Soffici
Titolo: Nessuno può fermarci
Editore: Feltrinelli
Pagine: 256
Prezzo: 16 euro
Spazio Cinema, Teatro
Spazio Cinema: i migliori tre film nelle sale
La Bella e la Bestia
Regia di Bill Condon. Con Emma Watson, Dan Stevens, Luke Evans, Kevin Kline, Josh Gad. Genere: Fantastico.
Trama: Ventisei anni dopo il film d’animazione che per primo sfondò la barriera della nomination all’Oscar come Miglior Film, la Disney torna su quei luoghi incantanti: il villaggio francese di Belle e il castello stregato della Bestia, dove un orologio, un candelabro, una teiera e la sua tazzina, il piccolo Chicco, trascorrono l’esistenza prede di un sortilegio, sperando che non cada anzitempo l’ultimo petalo di una rosa o non torneranno mai più umani.
The Ring 3
Regia di F. Javier Gutierrez. Con Matilda Anna Ingrid Lutz, Alex Roe, Johnny Galecki, Vincent D’Onofrio, Aimee Teegarden. Genere: Horror.
Trama: Un nuovo capitolo della fortunata serie horror di The Ring. Una giovane donna comincia a preoccuparsi per il suo ragazzo quando lo vede interessarsi ad un’oscura credenza intorno ad una misteriosa videocassetta che si dice uccida dopo sette giorni chi la guarda. Si sacrifica per salvare il suo ragazzo e nel farlo scopre qualcosa di orribile: c’è un “film dentro il film” che nessuno ha mai visto prima…
John Wick – Capitolo 2
Regia di David Leitch, Chad Stahelski. Con Keanu Reeves, Riccardo Scamarcio, Claudia Gerini, Ian McShane. Genere: Thriller.
Trama: Il killer professionista John Wick non riesce proprio ad uscire dal giro. Ci aveva già provato nel primo film della serie ma il desiderio di vendetta lo aveva riportato ad uccidere. Nel Capitolo 2 a trascinarlo di nuovo dentro, come direbbe Michael Corleone, è un boss italiano, Santino D’Antonio, che vuole rubare il posto della sorella Gianna alla Gran Tavola, la cabina di comando del crimine mondiale che oltre alla mafia e alla camorra unisce tutti i supercattivi a capo di un universo largamente inconsapevole.
David Robotti
Arte, Mostre
Il Consiglio di NE: Titanic – The Artifact Exhibition
A Torino, dal 18 marzo al 25 giugno 2017, una mostra racconta la drammatica e romantica storia del Titanic. Ecco che presso Promotrice delle Belle Arti, in Viale Diego Balsamo Crivelli nel capoluogo piemontese, si potranno conoscere le storie di chi ha perso la vita e le speranze sul transatlantico partito da Liverpool il 10 aprile 1912. Titanic – The Artifact Exhibition mette così in mostra gli oggetti appartenuti sia ai milionari della prima classe che agli immigrati della terza classe.
In tutto oltre 4 mila oggetti, tutti pezzi autentici recuperati negli anni dagli abissi che ancora oggi accolgono il relitto del Titanic. La mostra offre anche un’accurata ricostruzione in scala reale di una cabina di prima classe e una di terza classe, il celebre ponte principale, reperti e filmati dell’epoca. Tutti oggetti e reperti che compongono l’essenza di una mostra itinerante che ha commosso e continua a commuovere tutto il mondo.
Era l’aprile del 1912 quando il Titanic, la nave dei sogni, come era chiamata all’epoca, il più grande e lussuoso transatlantico del mondo, a seguito della collisione con un iceberg durante il suo viaggio inaugurale affondò in poche ore. Oltre 2.200 passeggeri persero la vita in quella terribile tragedia marina, diventata 20 anni fa (1997) un colossal cinematografico apprezzato da milioni di persone in tutto il mondo.
Altri, Miti e Leggende
La pietra guaritrice di Santa Varena a Villa del Foro
Oggi non parliamo di fantasmi o di creature maligne dell’occulto, bensì di una misteriosa pietra con miracolosi poteri curativi. La pietra guaritrice di Santa Varena si trova a Villa del Foro a pochi chilometri da Alessandria. Sostando nella piazzetta dove sorge la chiesa del paese scorgiamo una piccola anomalia: nei pressi della scalinata è presente infatti un grande masso incastonato nel muro. Sulla parete della chiesa vi è inoltre la scritta Pietra di Santa Varena e sotto, incassata nel muro, una grande pietra quadrata di granito protetta da una sbarra di ferro posta in diagonale.
Pare che Santa Varena sia giunta in terra piemontese dall’Egitto, nel IV secolo. La santa nata da una famiglia nobile, venne convertita al cristianesimo dal vescovo Cheremone che fu martirizzato. Per evitare lo stesso destino, Varena fuggi in Egitto dove ebbe modo di conoscere le sofferenze di molti cristiani perseguitati per la loro religione. Era una vivandiera della Legione Tebea e avrebbe fatto tappa a Villa del Foro prima di recarsi a Milano per poi proseguire oltralpe di dove era originaria; là si sarebbe poi ritirata a vita ascetica dove morì nel 300 d.C. contagiata dalla lebbra mentre si prodigava nella cura dei malati.
Si tramanda che in origine il grande masso fosse posto a funzione di altare fuori dal paese, e che i pagani vi offrissero incensi agli dei. La leggenda narra che Varena, riunendo tutte le proprie forze, sostenuta dalla fede, strappò la pesantissima pietra dall’altare, la portò da sola al centro del villaggio e comandò che su quella pietra si edificasse un tempio. Da allora alla pietra vennero attribuite virtù guaritrici e la fede nelle capacità terapeutiche di questa pietra magica supera anche i mascheramenti operati dalla cristianizzazione; il culto di Varena infatti ne aveva assorbito uno molto più antico.
Pare che le guarigioni miracolose riguardino soprattutto le malattie della schiena e dei reni e la tradizione della pietra guaritrice resta viva, discretamente, nelle donne anziane che appoggiano la parte malata alla pietra e, dopo aver fatto il segno della croce, pronunciano la formula che in dialetto locale suona così: «Santa Vareina, fam guerì dar mà dra scheina» (Santa Varena, fammi guarire dal mal di schiena).
David Robotti
Recensioni & Interviste, Teatro
Claudio Bisio e i suoi primi 60 anni
Claudio Bisio è un attore, cabarettista, conduttore televisivo, doppiatore e scrittore italiano. Nasce a Novi Ligure il 19 marzo 1957, in provincia di Alessandria e li vi trascorre i primi cinque anni di vita. Poi la sua famiglia si trasferisce a Milano dove, con l’arrivo del ’68 e delle contestazioni giovanili, lo porta a lasciare lo studio in arti figurative per dedicarsi alla politica.
LA CONVIVENZA CON LA PELATA
Quando Bisio frequentava la scuola del Piccolo Teatro gli venivano assegnati sempre le parti del vecchio, come in Ma non è una cosa seria di Pirandello, dove faceva la parte l’anziano che aveva avuto un coccolone e stava in carrozzina. Allora provò ad usare qualche improbabile trucco come ad esempio i parrucchini ma poi scelse di essere se stesso anche nell’immagine e il suo successo prosegui lucidandosi il cranio prima di ogni entrata sul palco.
STUDENTE CONTESTATORE
Al liceo era un contestatore, apparteneva al movimento politico di Avanguardia Operaia e recita al Centro Sociale Leoncavallo negli anni delle contestazioni studentesche del ’68. Tutt’ora è impegnato nelle discussioni politiche pubbliche a favore dei diritti dei più deboli.
ODIO PER LE CRAVATTE
Claudio Bisio odia mettere la cravatta perché, almeno cosi dice lui, al momento della nascita rischiò di morire a causa del cordone ombelicale che gli si attorcigliò attorno al collo rischiando di soffocarlo.
DARIO FO, DINO RISI, MARIO MONICELLI E…
Se la sua esperienza teatrale più significativa è la pièce di Dario Fo Morte accidentale di un anarchico, il cinema gli permette di incontrare due grandissimi della commedia all’italiana: Dino Risi e Mario Monicelli. Il primo lo dirige in Scemo di guerra (1985) – affidandogli la parte del tenente Pintus – mentre il secondo lo vuole nel cast corale de I Picari (1987).
IL CINEMA E LA TV
La sua carriera filmica avanza diretta da Salvatores nelle pellicole Kamikazen – Ultima notte a Milano (1987) e Turné (1990), mentre a teatro porta “Café Procope”, “Faust” e dall’incontro con Rocco Tanica, “Guglielma” e “Aspettando Godo”. La conquista del tubo catodico è invece più lenta. Fra il 1988 e il 1990 partecipa al programma “Una notte all’Odeon” e poi entra nel cast della serie televisiva “Zanzibar”, plurireplicata. Appare anche nel videoclip “Megu megun” di Fabrizio De Andrè e canta lui stesso la canzone “Rapput” nel 1991. Mediterraneo (1991), Puerto Escondido (1992) e Sud (1993) sono i primi film (tutti con la regia di Salvatores) dei ruggenti anni Novanta, seppur continua a furoreggiare in teatro (“Le nuove mirabolanti avventure di Walter Ego”, “Tersa Repubblica”, “Gritistizz” e “Random”) e in televisione (“Cielito lindo” e “Striscia la notizia”). Dimostra di essere anche un ottimo scrittore comico firmando “Romanzo d’appendicite”, “La toga di Sara”, “Quella vacca di Nonna Papera” e “Prima comunella poi comunismo”, collaborando fra l’altro con Smemoranda.
LA SUA COMMEDIA
Dal 2007 ad oggi si trasforma in Claudio “Tornado” Bisio. E’ protagonista di innumerevoli lavori della più esilarante e colorita commedia nostrana. E’ la sua poliedrica figura di attore comico che ricostruisce con leggerezza e poesia la vera commedia italiana caratterizzata dalla fotografia dei luoghi più incantati del nostro paese e il romanticismo delle figure più semplici e sincere di noi italiani.
David Robotti