Recensioni & Interviste, Teatro
Ombretta Zaglio e la sua Palestra delle emozioni
Ombretta Zaglio, attrice, autrice e regista alessandrina, anima del Teatro del Rimbalzo è da sempre impegnata nel sociale. La incontriamo al Teatro Comunale di Alessandria alla presentazione dei suoi corsi di teatro per adulti e bambini che a grande richiesta verranno riproposti anche quest’anno.
Domanda: La Palestra delle emozioni anche quest’ anno allenerà tanti bambini e non solo.
Risposta: Come un atleta si allena per ottenere particolari prestazioni, così è possibile allenarsi per essere più abili nel riconoscere ed esprimere le proprie emozioni. È nella pratica degli allenamenti che è possibile percepire e realizzare una vita piena di curiosità, di azioni consapevoli, modellandoci sugli insegnamenti che ci vengono dai grandi maestri, in modo da essere noi stessi modello per chi ci frequenta sia esso bambino o adulto.
D: Quale significato riveste per lei il termine raccontare, visto che insegna proprio quest’arte?
R: Raccontare è uno strumento di relazione, che permette ad adulti e bambini di entrare in una spirale emozionalmente positiva che coinvolge la mente e il corpo; la potenza della parola combinata ai toni , al respiro, ai gesti di chi narra ci svela nuove-antiche modalità di comunicazione.
D: Certo che non è facile affrontare l’esperienza della recitazione partendo da zero.
R: No non è vero. Ognuno di noi hai un talento, anche se nascosto. Occorre allenarlo e farlo uscire dalla nostra anima. Io insegno come raccontare, l’uso della voce, della mimica, dei suoni, del canto. Il corpo nel racconto. Facciamo esercizi per favorire l’espressione, basati sulla interpretazione, sulla respirazione, sulla visualizzazione, sulla concentrazione, individuali e di gruppo.
D: Chi sono le persone che normalmente si iscrivono ai suoi corsi?
R: Il corso si rivolge a tutti coloro che semplicemente vogliono “mettersi in gioco” per migliorare le proprie capacità relazionali ed espressive e soprattutto a chiunque abbia voglia di partecipare attivamente ad un’esperienza creativa consigliato a genitori, insegnanti, studenti e operatori.
D: Il Teatro come gioco è invece il percorso studiato per i bambini.
R: Il teatro ha una alto valore educativo e formativo ed è uno straordinario strumento di apprendimento per conoscere se stessi prendendo piena conoscenza delle potenzialità del proprio corpo e della propria voce. I bambini si divertono ma che allo stesso tempo sviluppano la creatività e le capacità espressive più nascoste affinando anche le tecniche di linguaggio.
D: Quindi il fine ultimo di questi corsi non è quello di sfornare i grandi attori del futuro
R: Beh cosa riserverà il futuro per questi bambini non posso certo immaginarlo. Lo scopo a questa età è quello di sensibilizzare i piccoli attori ad una maggiore attenzione verso la propria sensorialità (quello che vedo, sento o tocco) e al saper riconoscere i principali elementi che il linguaggio del teatro possiede: capacità di saper recitare singolarmente o in gruppo, utilizzo dell’ascolto per percepire sempre quello che sta accadendo, sviluppo dello spirito di iniziativa come fonte di aiuto per uscire da situazioni impreviste.
David Robotti
Altri
I miracoli di Don Giovanni Bosco
Quando il 31 gennaio 1888 Giovanni Bosco esalò a Torino l’ultimo respiro, l’Italia si strinse attorno alla salma di quell’uomo che aveva dato tutto se stesso agli altri. E soprattutto l’aveva dato durante un periodo storico di un Paese alla ricerca di una propria identità e di quella unificazione che sarebbe arrivata solo – parzialmente tra l’altro – nel 1861. Dopo quasi 30 anni dalla sua morte, il 2 giugno 1929 papa Pio XI ne ordinò la Beatificazione. Si attenderà invece il primo aprile 1934 perché, lo stesso pontefice, ne sancisse la canonizzazione. In occasione del 129esimo anniversario della sua scomparsa, vi raccontiamo i principali miracoli fatti da Don Bosco.
IL MIRACOLO DI TERESA
Partiamo dal più famoso, quello che valse al prete la canonizzazione. Ci troviamo a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza. Lì si trovava Teresa Callegari, una 23enne che nel novembre 1918 si ammalò di polmonite di origine influenzale. Ricoverata in ospedale guarì dalla polmonite ma, durante la convalescenza, si ammalò di poliartrite infettiva ribelle a ogni cura. La patologia si cronicizzò e nel 1921, anche a causa di complicazioni, la donna non riusciva più ad alimentarsi e i medici pensavano sarebbe morta da un momento all’altro.
Su consiglio di un’amica iniziò una novena a don Bosco, ripetuta nel luglio dello stesso anno. Il 16 luglio dello stesso anno, ottavo giorno della novena, la situazione peggiorò ulteriormente e si pensò alla morte imminente della giovane. Quest’ultima però, alle quattro di mattina del 17, come raccontò in seguito, avrebbe visto avanzare verso il suo letto d’ospedale don Bosco che le ordinava di alzarsi. Discese dal letto senza avvertire più alcun disturbo e, mentre vedeva svanire l’immagine del sacerdote, corse gridando verso le altre malate incredule. Il giorno dopo i medici ne constatarono la guarigione.
IL MIRACOLO DELLE OSTIE
Era una domenica come tante. E quando don Bosco incominciò a distribuire la comunione, presto si accorse che le ostie erano troppe poche. Ma, a questo punto, ecco il miracolo. Le Sacre Particole si stavano moltiplicando in modo da poter comunicare tutti i presenti. Con questo miracolo, commenterà Don Bosco, Nostro Signore Gesù Cristo dimostra quanto gradisce le Comunioni ben fatte e frequenti.
IL MIRACOLO DEL PARALITICO
Quando si trovava a Caramagna, un paesino del piemontese, si presentò a Don Bosco una povera donna che si trascinava su due grucce. «Che cosa volete mia buona donna?», chiese il santo. «Oh Don Bosco! Abbia compassione di me! Mi dia una sua benedizione!», rispose la donnina. Di tutto cuore, ma avete fede nella Madonna?». «Sì, tanta». «Dunque, inginocchiatevi!». «È da tanto tempo che non posso inginocchiarmi; ho le gambe quasi morte». «Non importa inginocchiatevi!». La donna, per obbedire, si appoggiava alle due grucce per tentare di strisciare su quelle fino a terra. Don Bosco, togliendole di sotto le braccia e dalle mani risolutamente disse: «Così no, inginocchiatevi bene». La donna si trovò in ginocchio a terra, come per incanto. «Adesso dite con me tre Ave Maria alla Vergine Ausiliatrice», continuò il santo. E dopo aver recitato le tre Ave Maria, senza che nessuno la aiutasse, quella donna si alzò su, senza più sentire i dolori che da diversi anni la opprimevano. Don Bosco le mise, sorridendo, le due grucce sulle spalle e le disse: Andate, mia buona donna, e amate sempre Maria Ausiliatrice.
IL MIRACOLO DELLE CASTAGNE
Don Bosco stava distribuendo castagne cotte, ma ben presto ne rimasero poche per soddisfare i 750 giovani presenti. Tuttavia il Santo calava il mestolo nel canestro e lo ritraeva pieno e la quantità che rimaneva nel cesto sembrava non cessasse mai, esaurita la distribuzione ne rimase ancora una porzione per lui.
Spazio Cinema, Teatro
Spazio Cinema: i migliori tre film nelle sale
La La Land
Regia di Damien Chazelle. Con Ryan Gosling, Emma Stone, J. K. Simmons, Finn Wittrock, Sandra Rosko. Genere: Commedia
Trama: Los Angeles. Mia sogna di poter recitare ma intanto, mentre passa da un provino all’altro, serve caffè e cappuccini alle star. Sebastian è un musicista jazz che si guadagna da vivere suonando nei piano bar in cui nessuno si interessa a ciò che propone.
Smetto quando voglio – Masterclass.
Regia di Sydney Sibilia. Con Edoardo Leo, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Stefano Fresi. Genere: Commedia
Trama: La banda dei ricercatori è tornata: l’associazione a delinquere “con il più alto tasso di cultura di sempre” di Smetto quando voglio decide di ricostituirsi quando una poliziotta offre al capo, Pietro Zinni, uno sconto di pena e a tutto il gruppo la ripulitura della fedina penale, a patto che aiutino le forze dell’ordine a vincere la battaglia contro le smart drug.
Split.
Regia di M. Night Shyamalan. Con James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Betty Buckley, Jessica Sula, Haley Lu Richardson. Genere: Thriller
Trama: Casey è una ragazza introversa e problematica, tenuta in disparte dalle compagne di scuola più popolari. Insieme a due di loro, Claire e Marcia, viene rapita da un maniaco, che chiude le ragazze in uno scantinato. In attesa di scoprire che ne sarà di loro, verranno a conoscenza delle diverse personalità che coabitano nella mente del loro rapitore: un bambino, una donna e altre ancora, assai più pericolose.
David Robotti
Arte, Mostre
Il consiglio di NE: la mostra Milano storia di una rinascita
In tutto sono 170 le immagini d’epoca, video, documenti, reperti bellici, oggetti di design, cimeli, manifesti e molto altro esposti nella mostra Milano storia di una rinascita: 1943-1953 dai bombardamenti alla ricostruzioneUn’esposizione per documentare un periodo cruciale della storia del capoluogo lombardo tra la fine della Seconda guerra mondiale e la ricostruzione. Dieci anni intensi che vanno dalla devastante distruzione della prima metà degli anni ’40 sino alla ricostruzione di quelli ’50, passando per la liberazione e la fine delle ostilità nel 1945.
E questa mostra si propone proprio di raccontare quel periodo ormai lontano. Ma soprattutto vuole essere testimonianza di anni di sofferenza e ricostruzione dopo la fine della dittatura fascista. Questo quindi l’intento principale dell’esposizione curata da Stefano Galli. Il luogo scelto per il suo allestimento è Palazzo Morando e sarà visitabile sino al 12 febbraio 2017.
Ecco gli orari: martedì-domenica dalle 10.00 alle 20.00, il giovedì dalle 10.00 alle 22.30. Vi ricordiamo che la biglietteria chiude un’ora prima dagli ultimi ingressi. I biglietti, compresi di audioguida, vanno dai 10euro sino agli 8 dei ridotti. Per maggiori informazioni vi invitiamo a consultare il sito www.milanostoriadiunarinascita.it.
Altri, Miti e Leggende
La leggenda dei “Tre giorni della merla”
Quelli che vanno dal 29 al 31 gennaio sono conosciuti dalla tradizione come i Tre Giorni della Merla. Ed ecco che la tradizione mista alle leggende raccontateci dai nostri nonni ci viene in aiuto per scoprire il motivo per cui vennero denominati proprio in questo modo. Si narra infatti di un merlo, una merla e i loro tre pulcini, candidi come la neve, che vivevano a Milano. Erano giunti in città alla fine dell’estate e avevano sistemato il loro nido su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova. Ma, per via del rigido inverno, si erano collocati sotto una grondaia, al riparo dal gelo che, quell’anno, si faceva sentire più del solito.
Dato che la neve aveva steso un candido tappeto su strade e tetti, il merlo decise di provare a cercare un rifugio più appropriato e sicuro per la sua famigliola, volando più lontano alla ricerca anche di cibo. Continuando a nevicare, la merla, per proteggere i suoi piccoli, intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore. Il merlo, tornato, in un primo momento non riconobbe la sua consorte e i figlioletti, diventati tutti neri per il fumo emanato dal camino. Il freddo pungente durò tre giorni e il primo febbraio comparve un tiepido sole. Il caldo permise alla famigliola, annerita per colpa della fuliggine de camino, di uscire dal nido. Da quella volta tutti i merli nacquero neri e gli ultimi giorni di gennaio sono detti trii dì de la merla per ricordare le avventure di quella famigliola.
Un’altra leggenda narra inoltre che durante un mese di gennaio, quando ancora durava 28 giorni, un merlo sopravvisse al rigido freddo. Pensando di aver superato le asperità, tanto da uscire dal nido cantando «Più non ti curo Domine, che uscito son dal verno!». Gennaio si risentì talmente tanto per quell’affronto, che si allungò, prendendo in prestito tre giorni a Febbraio e scatenando bufere di neve. Il merlo, allora, si rifugiò in un camino dove restò al riparo per quei tre giorni. Quando ne uscì era nero e così rimasero tutti i merli e le merle del mondo.
David Robotti
Eventi & Concerti, Musica
50 anni senza Tenco
Luigi Tenco nacque a Cassine, in provincia di Alessandria, il 21 marzo 1938. Cresciuto artisticamente a Genova, da profondo appassionato di jazz, partecipò a differenti esperienze musicali in gruppi che ebbero tra le loro fila anche Bruno Lauzi, Gino Paoli e Fabrizio De André. Il suo primo gruppo si chiamava Jelly Roll boys jazz band e questo la dice lunga sui suoi gusti personali. I suoi miti di allora si chiamano infatti Jelly Roll Morton, Chet Baker, Gerry Mulligan, Paul Desmond.
LA SUA BREVE CARRIERA
Inizialmente il cantautore era accompagnato dal gruppo dei Cavalieri, fra cui si possono annoverare alcuni fra i più bei nomi della musica italiana come Enzo Jannacci al pianoforte, Gianfranco Reverberi al vibrafono, Paolo Tomelleri al clarino e Nando De Luca alla batteria. Poco considerato da pubblica e critica, per il singolo successivo, Amore, Tenco decise di usare lo pseudonimo di Gigi Mai. Al primo 45 giri I miei giorni perduti del 1961 seguirono altri brani molto apprezzati, quali Mi sono innamorato di te, Un giorno dopo l’altro, Lontano, lontano e Vedrai vedrai.
Nel 1966 firmò un contratto con la RCA, per la quale pubblica un album, Tenco e due singoli, Un giorno dopo l’altro e Lontano, lontano. Nello stesso anno nasce la relazione con la cantante Dalida.
IL FESTIVAL DI SANREMO 1967
Nel 1967 prese parte al Festival di Sanremo con Ciao amore, ciao, cantata in coppia proprio con Dalida. Il brano fu escluso dalla finale e nella sua mente, già in preda a un’evidente agitazione, esplose la disperazione più nera. Con un colpo di pistola si tolse la vita nella sua camera all’Hotel Savoy. Aveva 29 anni. Si pensò immediatamente al suicidio, ipotesi avvallata anche dal ritrovamento di un biglietto nella sua stanza, che rilanciava un messaggio d’accusa al cosiddetto “sistema”: «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e a una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi».
I DUBBI E I MISTERI
Tuttavia, a distanza ormai di decenni rimangono ancora molti dubbi sulle cause reali della sua morte. salvo il fatto che Tenco, a dare ascolto a chi lo conosceva bene, era indubbiamente lacerato da un lato da una smaniosa ansia di essere riconosciuto come artista dal più ampio pubblico possibile e dall’altra dal desiderio di rimanere autentico dal punto di vista artistico, senza cedere a pressioni commerciali o a svilimenti della sua vena poetico-musicale.
L’OMAGGIO A TENCO
E in occasione dei cinquant’anni della sua morte proprio il 27 gennaio il Ministero dello Sviluppo emetterà un particolare francobollo dedicato a Tenco che riporterà il suo ritratto realizzato da Gaetano Ieluzzo, citando anno di nascita e di morte (1938 – 1967). Il francobollo avrà il valore di 95 centesimi e sarà stampato dalla Zecca in 800mila esemplari, con fogli da 45 del valore di 42 euro e 75 centesimi. Per l’occasione l’Ufficio postale di Sanremo e quello di Cassine, il paese in provincia di Alessandria dove è nato il cantautore, che invece è seppellito a Ricaldone emetteranno anche un annullo speciale, dedicato alla giornata.
David Robotti
Eventi & Festival, Letteratura
Giornata della Memoria da leggere
Era il 27 gennaio 1945. Sul fronte orientale le truppe sovietiche stavano incalzando i tedeschi rispedendoli all’interno dei confini della Germania. Ma in questa data, l’avanzata dei soldati dell’Armata Rossa, ebbe un attimo di rallentamento. Come un mancamento per quello che si trovarono davanti. Siamo nelle vicinanze di Oświęcim, città della Polonia meridionale. Qui sorgeva un grosso agglomerato di capannoni di fattura militare che gli alleati avevano identificato come un campo di prigionia. Quel campo si chiamava Auschwitz e non era un luogo dove ‘accogliere’ i prigionieri. Era una fabbrica di morte. Istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la Giornata della Memoria cade ogni anno proprio in questa data. In quel 27 gennaio che raccontò al mondo gli orrori del Nazismo. Il tema dell’olocausto è così diventato, anno dopo anno, sempre più intenso e importante. Soprattutto perché con questa commemorazione ci si impegna, di anno in anno, a non dimenticare quello che è stato. E anche a far si che tutto questo non accada ancora. Noi intanto vi proponiamo i cinque libri che, negli anni, sono diventati veri e propri cult. Scopriamoli.
SE QUESTO È UN UOMO
L’autore è il torinese Primo Levi. Venne deportato ad Auschwitz nel 1944 dove rimase sino alla liberazione di tutti i prigionieri da parte delle truppe tedesche. Se questo è un uomo è il racconto del suo anno nel campo di sterminio più famoso del mondo. Ecco la trama:
Si tratta di un documento commovente, nella sua nudità di cronaca e, al tempo stesso, un capolavoro della letteratura novecentesca. È un libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte agli spietati meccanismi dello sterminio di massa. La vicenda della moltitudine che non aveva più nome, ma solo un numero impresso col tatuaggio sul braccio sinistro, viene evocata senz’ombra di retorica, lasciando alla tremenda realtà il compito di commentare se stessa. Dal coro degli indimenticabili personaggi del libro si alza un limpido messaggio morale e civile.
COMANDANTE AD AUSHWITZ
Questo libro-diario è stato scritto da Rudolf Höß membro delle SS e primo comandante del campo di concentramento di Auschwitz. In questo documento di difesa Höß racconta il funzionamento del lager nazista in un mix tra follia e finto pentimento. Ecco la trama:
Presentato da Primo Levi, il documento che per la prima volta ha illuminato dall’interno la mentalità e la psicologia dei nazisti, e la storia e il funzionamento delle officine della morte. Rudolf Hoss, ufficiale delle SS, fu per due anni il comandante del più grande campo di sterminio nazista, quello di Auschwitz, in cui vennero uccisi più di due milioni di ebrei. Processato da un tibunale polacco alla fine della guerra, venne condannato a morte. In carcere, in attesa dell’esecuzione, scrisse questa autobiografia. Si tratta di un documento impressionante che ci consente di cogliere dal vivo l’insanabile contraddizione tra l’enormità dei delitti e le giustificazioni addotte.
IL DIARIO DI ANNA FRANK
Altra testimonianza struggente è sicuramente il diario che Anna Frank, adolescente ebrea olandese, tenne dal 1942 al 1944 quando venne scoperta nella sua abitazione bunker e deportata insieme alla famiglia ad Auschwitz. La ragazza, morirà di tifo a Bergen-Belsen, nel febbraio o marzo del 1945. Aveva solo 16 anni. Ecco la trama:
Il “Diario” della ragazzina ebrea che a tredici anni racconta gli orrori del Nazismo torna in una nuova edizione integrale, curata da Otto Frank e Mirjam Pressler, e nella versione italiana da Frediano Sessi, con la traduzione di Laura Pignatti e la prefazione dell’edizione del 1964 di Natalia Ginzburg. Frediano Sessi ricostruisce in appendice gli ultimi mesi della vita di Anna e della sorella Margot, sulla base delle testimonianze e documenti raccolti in questi anni.
UN SACCHETTO DI BIGLIE
Ci troviamo in Francia. Si cambia quindi decisamente scenario. Però la storia rimane vera e quindi è possibile da inserire in quelle testimonianze che raccontano della furia del Nazismo. L’autore è Josph Joffo che racconta gli anni della Seconda guerra mondiale. Ecco la trama:
L’autobiografia di un ebreo che racconta la propria infanzia e le persecuzioni subite nella Francia occupata dai tedeschi duante la seconda guerra mondiale. Dalla fuga da Parigi alla ricerca di un rifugio fino alla salvezza definitiva avvenuta grazie all’intervento di un sacerdote cattolico, il coraggio di due fratelli disposti ad affrontare le situazioni più pericolose per salvarsi e le esperienze che li fanno maturare nonostante la giovane età.
Rassegne Teatrali & Spettacoli
All’Astra di Torino si danza con Aterballetto
Giovedì 26 gennaio 2017 al Teatro Astra di Torino la Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto presenta Rain Dogs/Bliss, un raffinatissimo spettacolo di danza accompagnato dalle note più pure della musica blues e jazz internazionale.
IL COREOGRAFO
Nato a Stoccolma e formatosi alla Royal Swedish Ballet School e presso la National Ballet School in Canada, Johan Inger è sempre stato affascinato dalle creazioni di Kylian ed ha ambito nella sua carriera di danzatore di unirsi al Nederlands Dans Theater. Nel 1990 raggiunge questo traguardo e rimane nella prima compagnia per 12 anni, distinguendosi come ballerino e molto presto colpendo lo stesso Kylian per il suo linguaggio coreografico. Nel 1995, debutta in questo campo con Mellantid ottenendo immediato successo e addirittura una nomination per l’Olivier Award.
IL FASCINO BLUES DI RAIN DOGS
Rain Dogs, venne concepita da Johan Inger nel 2011 sulle musiche dell’omonimo album di Tom Waits, per il Basel Ballett in Svizzera.
Interamente scritto e prodotto da Tom Waits, l’album conferma il passaggio, già evidente nell’album precedente Swordfishtrombones del 1983, da un jazz-blues noir e soffice da nightclub a sonorità più dinamiche e sperimentali, incrementate nel ritmo da contaminazioni folk e rock. La rivista Rolling Stone l’ha inserito al 397º posto della sua lista dei 500 migliori album.
BLISS, IL JAZZ SOLO DI KEITH JARRETH
Musica e sensazioni riprese dal Köln Concert di Keith Jarrett. The Köln Concert è una registrazione del pianista jazz Keith Jarrett pubblicata dall’etichetta ECM. Si tratta di un’improvvisazione solista eseguita all’Opera di Colonia nel 1975. È considerato il più famoso album di jazz solo, con 3 milioni e mezzo di copie vendute
David Robotti
Enogastronomia, Parliamo di Cibo
Parliamo di cibo: The Meatball Family
Immaginate di entrare in un ristorante col faccione di Diego Abatantuono che ti guarda. Beh, se il vostro sogno è quello di vivere, per qualche ora, in un luogo che ricorda molto gli scenari di Ecceziunale veramente, The Meatball Family fa al caso vostro. Perché a Milano il famoso attore comico ha infatti deciso di aprire una polpetteria che dal 2013, anno d’inaugurazione, a oggi è diventata uno dei locali più ricercati del capoluogo lombardo.
Una suggestione, diventata realtà, poco più di tre anni fa. Quando un noto imprenditore dell’entertainment e della ristorazione milanese decise di mettere a frutto le sue competenze per creare un format inedito. Così Roberto Galli, storico innovatore delle night-life milanesi e fondatore dell’Hollywood Rythmotheque, con la collaborazione di Michela Canevari (imprenditrice), decise di lanciare l’idea di costruire un progetto attorno alla Meatball, la polpetta italiana tanto amata negli Stati Uniti. Il duo, ben presto si è poi allargato accogliendo in squadra il giornalista sportivo Luca Serafini e l’attore Diego Abatantuono che vide concretizzarsi nel progetto un sogno desiderato da tempo. Non si devono dimenticare poi il food consultant Nadir Malago’ e gli imprenditori Franco Megali, Stefano Moccagatta e Giulio Morbelli.
Ed ecco nascere, da queste menti, un ristorante mai visto in Italia. Una macchina da soldi, vero, ma anche un luogo dove è possibile mangiare svariati tipi di polpette. Ovvio, non aspettatevi piatti da gourmet. Ma comunque usciti da lì sarete sicuramente sazi. E perché no, magari anche appagati nella vista. Del resto The Meatball Family trova la sua spinta da tre cose fondamentali: l’innovazione, un prodotto di buona qualità e soprattutto il nome di Diego Abatantuono. Insomma, se un giorno non sapete dove andare a mangiare, lì è una buona occasione per fare qualcosa di diverso.
CONSIGLIATO: Sì
GIUDIZIO: ****
PREZZO: ****
Federico Capra
Arte, Mostre
Il consiglio di NE: a Torino la mostra su Toulouse Lautrec
Al Palazzo Chiablese di Torino è stata allestita una mostra su uno dei grandi nomi dell’arte francese della fine dell’Ottocento: Henri de Toulouse Lautrec. L’inizio della mostra, inizialmente previsto per il mese di giugno, è stato poi posticipato per ragioni organizzative a ottobre 2016 e si protrarrà sino ai primi di marzo 2017.
L’ESPOSIZIONE
A Palazzo Chiablese verranno messe in mostra ben 170 opere dell’artista francese e tutte provenienti dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene. Saranno messe in mostra delle litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895) diventati un vero e proprio simbolo di un’epoca che è ormai indissolubilmente legata alle immagini di Henri de Toulouse-Lautrec.
L’AUTORE
Nato ad Albi, in Francia, il 24 novembre 1864, Henri de Toulouse-Lautrec ha realizzato dal 1891 al 1901, ben 351 litografie, 28 delle quali sono i famosi manifesti che l’hanno reso celebre in tutto il mondo e che oggi rappresentano dei veri e propri cliché visivi di quella che può essere definita come la “sua Parigi”.