Miti e Leggende
I misteri di Villa Pastore sulle colline di Valenza
La storia di Villa Pastore è da tempo avvolta nel mistero. Una storia in cui è veramente difficile distinguere con certezza la leggenda dalla realtà.
I fatti accaduti in quell’edificio di cui non si conosce addirittura l’esatta data di costruzione non hanno un concreto riscontro oggettivo ma vengono tramandati dalla memoria dell’uomo e spesso dalla sua fantasia.
Si sa con approssimazione che Villa Pastore è stata edificata attorno all’Ottocento al di sopra di qualcosa di ben più antico ma di cui oggi non abbiamo traccia. La casa è divisa in due edifici distinti, il primo caratterizzato da numerosi merletti, il secondo, invece, probabilmente destinato alla servitù. La villa è incastonata in una collina nelle vicinanze di Valenza, in provincia di Alessandria. Non si sa quasi nulla, nemmeno sull’origine della famiglia, i Pastore per l’appunto.
L’unica notizia inconfutabile, è che la figlia di nome Elisa Pastore di soli 2 anni, nel 1873 fu uccisa dalla tubercolosi. La certezza ce la conferisce la presenza della lapide commemorativa situata nel giardino della villa.
Tempo dopo a questo tragico fatto si sarebbe verificata la morte del fratello avvenuta in circostanze misteriose.
La casa stile ottocentesca presenta delle torrette situate ai lati della villa. Una di queste, secondo la leggenda, crollò sul malcapitato Giovanni Pastore, un pomeriggio mentre suonava il pianoforte. Nel cimitero di Valenza, è ancora presente la sua lapide da cui si evince che morì all’età di 13 anni.
Sulla pietra tombale si legge che Giovanni Antonio Pastore, nacque il 13 Gennaio 1870 per morire il 3 Novembre 1883.
Decenni dopo durante lavori di manutenzione si scoprì che sotto la villa, fu costruito un tunnel lungo circa 40 metri, interrotto a metà, da un pozzo profondo; un tunnel collegato alle due ville e quasi certamente, adibito a magazzino ghiacciaia e ripostiglio degli attrezzi.
Si dice che ci sia anche un altare commemorativo di Giovanni da qualche parte in questo tunnel. Tanto vero è che, successivamente, vennero trovate murate alcune stanze.
Coloro i quali ebbero l’occasione di praticare i sotterranei della villa testimoniarono che il lungo tunnel portasse verso il centro della villa e che sarebbe sfociato in una stanza in cui vi sarebbe situata la tomba del giovane suonatore di pianoforte. Si parla di un ricco altare collocato al di sopra del sepolcro e di una lapide commemorativa.
Negli Anni ’80 vennero fatte alcune opere di ristrutturazione, consolidamento delle torri e ammodernamento delle pareti.
Non appaiono però i chiari segni distintivi di un’opera di ammodernamento tipica del XIX secolo, quali prese elettriche, scarichi fognari, ecc. È però presente un chiavistello moderno e diversi tasselli di plastica al muro. Durante i lavori di ristrutturazione ebbe a verificarsi un evento tragico e cioè il duplice incidente occorso agli operai. Secondo fonti attendibili sarebbe stato addirittura riportato su alcune testate locali la morte violenta di due operai caduti dalle impalcature e ritrovati in fondo alla collina dopo un volo di alcune decine di metri. Il fatto avrebbe sostanzialmente interrotto i lavori e avviato un’inchiesta i cui risultati sono tuttora sconosciuti.
Le voci, le cronache, i misteri hanno conferito a villa Pastore un connotazione oscura, maledetta. Si sono verificate di fatto tre morti violente, forse quattro. La leggende vuole che spesso, se ci si avvicinava al giardino della villa di notte, si potessero sentire i lamenti della piccola e dei due operai morti, e la musica di un pianoforte che aleggiava nell’aria. Si narra poi della misteriosa sorte di una bambina che, guidata da uno spirito, sarebbe giunta nella villa e, lì, sarebbe rimasta scioccata a tal punto da rimanere completamente muta. Della storia della villa non si conosce altro, se non che le due guerre hanno minato gravemente la sua robustezza e accelerato il suo decadimento strutturale.
La cosa che più sconcerta di Villa Pastore è la sensazione che si avverte quando ce la si trova davanti: tutte le persone presenti ai sopralluoghi hanno avvertito una sensazione di malessere e di ansia.
Questo fastidio scompariva davanti all’obelisco, dove si avvertiva pace e tranquillità.
Questa negatività è spiegata dagli appassionati di occultismo dalla presenza di spiriti del male all’interno del perimetro della villa che però vengono tenuti lontano, in prossimità dell’obelisco, dallo spirito buono e candido della piccola Elisa.
David Robotti

- Villa Pastore
- Lapide di Elisa Pastore
- Villa Pastore
- Villa Pastore
Arte, Castelli, Mostre, Musei
Castelli aperti del 30 ottobre 2016
È previsto per questa domenica, 30 ottobre 2016, l’ennesimo appuntamento stagionale per Castelli Aperti. Un’occasione davvero imperdibile per visitare alcune delle strutture più belle del Nord-Ovest aderenti alla rassegna.
Alessandria:
Castello di Morsasco, visite ore 11.00 e 15.30
Castello di Pozzolo Formigaro, dalle 15.00 alle 18.30
Castello di Uviglie a Rosignano Monferrato, visite su appuntamento ore 10.30
Castello di Trisobbio (Torre), visita libera con prenotazione obligatoria
Castello dei Paleologi – Museo Civico Archeologico a Acqui Terme, ore 11-13.30 e 15.30-17.30
Villa Ottolenghi a Acqui Terme, dal venerdì alla domenica con unico turno orario ore 14.30
Gipsoteca Giulio Monteverde a Bistagno, sabato, domenica e festivi: dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18
Museo La Torre e il Fiume – Torre medievale di Masio, dalle 14.30 alle 18.30
Asti:
Castelli
Castello di Bubbio, visite ore 10.00 e 17.00
Area del Castello di Castelnuovo Calcea, sabato e festivi dalle 10.00-17.00
Palazzo Mazzetti di Asti, dalle 10.30 alle 18.30
Torre e Cappella dei Rivalba di Castelnuovo Don Bosco, ore 10.00-12.00, 15.00-18.00
Abbazia di Vezzolano a Albugnano, dalle 10.00 alle 18.00
Torino:
Castello di Aglié, dalle 8.30 alle 18.15
Castello di Masino a Caravino, dalle 10.00 alle 18.00
Castello di Miradolo – Fondazione Cosso a S. Secondo di Pinerolo, dalle 10.00 alle 19.00
Reggia di Venaria, dalle 9.00 alle 18.30
Palazzo Carignano a Torino, dalle 10.00 alle 18.00
Villa della Regina a Torino, dalle 10.00 alle 17.00
Abbazia di Fruttuaria a San Benigno Canavese, dalle 15.00 alle 17.30
Verbano-Cusio-Ossola:
Giardini botanici di Villa Taranto a Pallanza, dalle 9.00 alle 16.00
Rassegne Teatrali & Spettacoli
Le commedie Plautine? Le raccontiamo noi
Al Teatro Erba di Torino, come ogni anno, si tiene il Festival di Cultura Classica. Giunta alla sua 15esima edizione, la rassegna si è concentrata sulle riletture delle commedie Plautine. Ecco che un angolo di antica Roma arriva in Piemonte. Ultimo appuntamento sarà sabato 29 ottobre 2016 con Anfitrione. Ma scopriamo qualcosa di più su questo autore antichissimo.
Tito Maccio Plauto fu un commediografo romano, esponente del genere teatrale della palliata, autore di enorme successo, immediato e postumo, e di grande prolificità. Fu il primo autore della letteratura latina a lasciarci un’eredità di opere di così grandi dimensioni e di cui conserviamo opere intere. Egli si dedicò esclusivamente ad un unico genere letterario, la commedia, realizzando una sintesi originale della commedia nuova greca e di elementi tratti dalla tradizione popolare della farsa italica. La principale fonte di ispirazione di Plauto è la commedia antica greca di Aristofane. Non è mai stato possibile valutare in modo certo la fedeltà di Plauto ai modelli greci, andati del tutto persi, a causa dell’impossibilità di metterli a confronto con i suoi in latino. Da ciò che ci rimane possiamo dedurre più o meno alcune somiglianze ma anche una certa autonomia del poeta dalle fonti e dalla commedia greca.
LE 21 COMMEDIE AUTENTICHE
Amphitruo (Anfitrione), Asinaria (La commedia degli asini), Aulularia (La commedia della pentola), Bacchides, Captivi (I prigionieri), Casina (La ragazza del caso), Cistellaria (La commedia della cesta), Curculio (Gorgoglione), Epidicus (Epidico), Menaechmi (I Menecmi), Mercator (Il mercante), Miles gloriosus (Il soldato spaccone), Mostellaria (La commedia del fantasma), Persa (Il persiano), Poenulus (Il Cartaginese), Pseudolus (Pseudolo), Rudens (La gomena), Stichus (Stico), Trinummus (Le tre monete), Truculentus (Lo zoticone), Vidularia (La commedia del baule).
I PERSONAGGI
I personaggi delle commedie di Plauto sono delle maschere fisse, dei tipi. Per questo motivo, sono già conosciuti dal pubblico quando si presentano sulla scena. I più importanti sono:
Il servus: è probabilmente la figura più importante, colui che maggiormente anima le opere di Plauto. È sfacciato, geniale, astuto, ideatore di incredibili inganni a danni sia del senex sia dell’adulescens sia del leno. Quasi sempre la commedia ruota intorno a lui, è il deus machina e sembra che l’autore si identifichi con lui. È sempre a conoscenza di tutto ciò che succede o è il primo a conoscere i vari equivoci o gli scambi di persona.
Il parasitus: presente in nove commedie di Plauto, il parassita è uno dei personaggi più divertenti ma è allo stesso tempo invadente. È quasi sempre mantenuto da qualcuno e la sua caratteristica è l’ingordigia. Il suo benefattore è sovente vittima di beffe e derisioni da parte del suo parassita.
Il miles gloriosus: il soldato fanfarone. È un soldato che si offre spontaneamente al miglior offerente per svolgere servizio militare e si presenta quasi sempre nelle vesti del “gloriosus“, ovvero dello sbruffone, che si autocompiace delle proprie gesta. Il miles si auto definisce anche gran seduttore, ma lo svolgimento dei fatti nelle commedia porterà sempre alla smentita di queste false verità.
Il lenone: il padrone di bordello o strozzino. È il commerciante di schiave, è quasi sempre colui che ostacola l’amore del miles gloriosus per una delle ragazze che lui offre. É un personaggio copiato dalla tradizione greca, infatti era prima sconosciuto ai Romani. La sua antipatia, il carattere malvagio e detestabile sono solo caratteristiche utilizzate per suscitare disprezzo nei suoi confronti, cosìcche il lettore sarà inevitabilmente soddisfatto quando il lenone sarà deriso e sconfitto alla fine della commedia.
Il senex: il vecchio. Talvolta è il padre severo, che tenta invano di impedire gli amori dell’adulescens. Talvolta, però, assume anche il ruolo dell’amico.
L’adulescens: è il giovane innamorato, tanto innamorato che spesso è incapace di superare gli ostacoli. Spesso è vittima degli scherni da parte del servus, ma quasi sempre viene aiutato dal medesimo.
La meretrix: i ruoli femminili sono decisamente meno rilevanti, tant’è che capita spesso che la ragazza desiderata non compaia affatto nella scena. Talvolta ha ruoli marginali. Il ruolo femminile più rilevante è quello della “cortigiana“, figura già conosciuta in Grecia e giunta successivamente a Roma. Spesso rappresenta la “donna oggetto” ceduta al miglior offerente. In questo caso il suo più grande desiderio è quello di essere riscattata (comprata) dall’amante.
La matrona: Di solito è la madre dell’adulescens e la sposa del senex, è spesso autorevole e mai arrendevole. Non è raro che il senex sia vittima delle sue ire furibonde. s
David Robotti
Rassegne Teatrali & Spettacoli
Dalla Russia al Piemonte: ecco i Niemen
I saloni del Teatro Civico Montanari di Moncalvo una serata davvero succulenta. Alle 21.00 arriva infatti il Gran Teatro dei Burattini dei Fratelli Niemen con la La storia d’la vaca rus-a, storia di burattini scritta da Gualberto Niemen nel 1932. Protagonista di questa simpatica storiella è Gianduja con 13 burattini manovrati a guanto. La mucca rossa, ereditata da Gainduja e da suo fratello, pone un dilemma. La maschera è padrona della metà davanti e deve foraggiare la mucca; il fratello possiede il posteriore e munge senza costi. Gianduja solleva il problema e lo risolve al termine di una contesa che dura 75 minuti. Ma chi sono i Niemen, autori di questo spettacolo quasi centenario?
LA LORO NASCITA
I Niemen sono una delle più grandi e antiche dinastie in Italia di artisti viaggianti. Da giullari di corte in Russia, con la caduta degli Zar emigrarono in Italia e più precisamente in Piemonte da dove partirono, verso ogni angolo d’Italia, con i loro teatri di burattini e marionette, circhi, luna-park, arene ginniche. Nati principalmente come burattinai, incontrarono nel loro lungo cammino numerosi colleghi con cui scambiarono materiali ed esperienze reciproche, tanto che oggi è arduo stabilire chi sia effettivamente l’autore originale dei numerosissimi spettacoli rappresentati.
IL REPERTORIO
Il loro repertorio varia dalle farse alle commedie, dalla fiaba ai grandi drammi. A questo si deve aggiungere una infinita quantità di rarissimi burattini, marionette, fondali, sipari e copioni delle più importanti famiglie di burattinai e marionettisti del Nord Italia come i Canardi, i Marengo, i Lupi, i Concordia, i Gambarutti, ecc. Il tutto raccolto in quasi 100 anni di attività.
LA STORIA
Tra i primi del ‘900 e fino agli Anni ’80 la famiglia Niemen intensificò i loro spettacoli tra Torino e Vercelli con lunghe tournée nelle vallate. Nell’immediato dopoguerra, si ha una diaspora con una parte di loro che si stabilisce a Vercelli pur continuando a frequentare il torinese, in particolar modo S. Mauro, Settimo, Chivasso e Chieri, e una parte che si stanzia definitivamente nel capoluogo piemontese.
David Robotti
Musica
RANGONE Al
Nato ad Alessandria il 28 novembre 1943 Al Rangone è sicuramente uno dei volti più noti e famosi del panorama musicale alessandrino. Talento precoce, dopo aver imparato a suonare la chitarra dal padre, nel 1952 era già interprete di canzoni esibendosi nella Scuola elementare Carlo Zanzi e al cinema-teatro Vittoria di Alessandria. L’anno dopo, al Teatro Virginia Marini della cittadina piemontese, venne selezionato per Un microfono per voi, manifestazione canora presentata da Nunzio Filogamo. E sono proprio gli Anni ’50 il trampolino di lancio per la sua carriera musicale.
Questo almeno sino al 1959 quando entra a far parte di gruppi musicali e tre anni dopo diventa cantante e contrabbassista nel complesso Paolo Martino e i Filosofi. Inizia così a incidere diversi dischi per la Casa discografica The Red Record e nel 1963 raggiunse la finale al concorso Voci Nuove di Castrocaro Terme in coppia con Gigliola Cinquetti. Ed è proprio intorno alla metà degli Anni ’60 che arrivò il primo 45 giri con la Dischi Ricordi a cui ne seguì un altro nel 1966. Nei 13 anni che seguirono ha esperienze artistiche con i migliori musicisti e cantanti internazionali del calibro di Ray Charles, Frank Sinatra e un giovanissimo Julio Iglesias.
Dopo aver girovagato per il mondo, decise di ritornare in Italia nella seconda metà degli Anni ’80 dedicandosi al liscio e formando una propria orchestra. Proprio in questi anni incontra il concittadino Eugenio Del Sarto, che aveva già esperienze internazionali come autore e compositore. Da allora la collaborazione non ha mai cessato di esistere. Ed è proprio da questo connubio che nascono alcuni successi particolarmente apprezzati negli Anni ’90. Tanto da spingere Al Rangone a incidere vari album ottenendo riscontri positivi.
Un successo che porterà, nel 1993, a bussare alla porta di questo dinamico duo una figura di primissimo piano: Nilla Pizzi. L’artista era rimsta colpita da alcune canzoni tanto da volerle reinterpretarle. Nel 1995, poi, per una serie di circostanze favorevoli e anche grazie all’intervento dell’amico Angelo Zibetti, patron di Radio e Studio Zeta, Al Rangone approdò finalmente alla grande casa discografica di Caterina Caselli, la Sugar. Qui la sua posizione nell’ambito della musica da ballo venne ulteriormente consolidata. Il tutto condito da interviste televisive e ospitate in popolari talk-show come Tappeto Volante con Luciano Rispoli o il Maurizio Costanzo Showon. Tutto questo ha permesso che i mass-media televisivi si accorgessero del mondo delle orchestre e della musica da ballo. In questo senso Al Rangone è stato l’apripista per tanti gruppi che, ognuna con la propria capacità e credibilità, sono riuscite a raggiungere le televisioni nazionali e a farsi conoscere sempre di più.
Discogragia completa:
45 giri:
Una volta in più/Alla fine, 1964
Molto meglio solo/Figuratevi, 1966
33 giri:
Correre dietro al tempo… che come il vento ci porta via, 1984
33 giri con altri artisti:
Parata d’estate, 1964
CD:
È la vita che va, 1995
Al Rangone – i miei successi, 1997
Mi scappa di cantare, 2002
Canzoni per voi, 2004
Gilda Preghiera e le altre, 2006
Canzone…va, 2007
Dipendesse da me e le altre, 2007
Non riesco più a non pensare a te, 2008
Artista, 2009
Donne, 2010
Nuda, 2011
Tu sei nella mia mente, 2013
La taverna dei poeti, 2015
In attività: Sì
Periodo di attività: 1964 – in attività
Album pubblicati: 17
Letteratura, Recensioni & Interviste
Angolo Lettura: È arrivato l’arrotino
È un ritorno in libreria decisamente gradito quello di Anna Marchesini che porta tra gli scaffali una storia fatta da cose semplici e di un’Italia che non c’è più. Perché È arrivato l’arrotino è un romanzo che racconta la povertà. Ma non una povertà figurata, una di quelle che si trasforma in una lotta per la sopravvivenza. Ecco che la protagonista del libro è ancora nella pancia della mamma e si trova a combattere per la propria futura sopravvivenza. Si tratta di un grido di speranza verso un mondo cambiato così profondamente da non guardare più l’individuo e l’individualità delle persone. Il grido che si trasforma in richiesta di salvezza. Il significato di questo libro è abbastanza semplice: ognuno di noi lotta per qualcosa. Ma il nostro obiettivo può essere raggiunto solo attraverso l’amore.
Sinossi
Nove mesi dentro una pancia, proprio lei che è claustrofobica. Nove mesi prima di sentire urla inumane ed essere infine sfrattata. La prima voce in assoluto le giunge dalla strada annunciando: “È arrivato l’arrotino”. Silvia non sa ancora che quella frase la perseguiterà. Sì, perché sua madre, a causa delle magre finanze, decide che affilare i coltelli è un lusso. Genitori e figli si trovano dunque a strappare a morsi le fettine di carne e a sognarsi di notte l’arrotino. La stessa voce di salvezza torna poi a più riprese nella vita di questa protagonista intensa e spassosa. Così, leggendo la sua storia, impariamo che in amore, con gli amici e in famiglia, per combattere il dolore servono coltelli affilati. Una storia ironica e sfrenata che parla d’amicizia, lotte e sogni, in cui l’amore, alla fine, è l’unica vera rivincita.
Autore: Anna Marchesini
Titolo: È arrivato l’arrotino
Editore: Rizzoli
Pagine: 250
Prezzo: 15 euro
Rassegne Teatrali & Spettacoli
Rock Bazar: tra miti, leggende e musica rock
Dopo anni di chiusura per approfondite operazioni di bonifica, per la stagione 2016/2017 il Teatro Comunale di Alessandria vede la riapertura della Sala Ferrero con uno spettacolo d’eccezione: Rock Bazar. Conosciamo meglio questo spettacolo e i suoi protagonisti attraverso alcune curiosità.
Lo scrittore: Massimo Cotto (voce narrante dello spettacolo)
Massimo Cotto è nato ad Asti il 20 maggio 1962. È giornalista, scrittore, conduttore radiofonico e autore televisivo. Ha lavorato a lungo nei quotidiani e per le principali riviste italiane, tra cui Espresso, Europeo, Max, Marie Claire, Grazia, e internazionali come l’americana Billboard e la tedesca Howl!. Ha diretto Rockstar e Trax ed è stato direttore editoriale di Groove, Punk e Rocksound. Dalla sua penna sono scaturiti ben 36 libri di argomento musicale (tra cui le biografie di Patty Pravo, Ruggeri, Guccini, Pelù, Nomadi, Irene Grandi, Ivano Fossati), due romanzi e un libro di racconti. Dopo vent’anni in Rai, quattro come responsabile artistico di Radiouno, dopo un anno a Radio 24 e tre a Radio Capital, dal 2011 è a Virgin Radio dove conduce Rock Bazar.
È autore di sei testi teatrali: il monologo Cry baby, l’ultima notte di Janis Joplin, il musical All’ombra dell’ultimo sole sul mondo di Fabrizio De André, l’affabulazione musicale Chelsea Hotel con Mauro Ermanno Giovanardi, lo spettacolo Quella carezza della sera con i New Trolls, e Da quando a ora, l’ultimo lavoro teatrale di Giorgio Faletti e Rock Bazar.
È direttore artistico del Premio Giorgio Faletti, del festival di Castrocaro, del Premio De Andrè e di Astimusica; è Assessore alla Cultura, Palio, Manifestazioni e Pari Opportunità del Comune di Asti.
L’anima e la voce rock : Cristina Donà
Cristina Donà è sicuramente una delle figure di punta della scena musicale italiana. Il talento vocale, l’originalità della scrittura sempre al servizio della musica, ma senza sacrificare il valore poetico del testo, l’ha posta in una categoria tutta sua e per questo così apprezzata dal pubblico. Ha debuttato nel 1997 con il sorprendente e pluripremiato album Tregua e successivamente, nel 1999 con la sua opera seconda Nido ha consolidato il suo ruolo da protagonista nel panorama nella musica italiana d’autore. Nel 2003 produce l’album Dove sei tu e nel 2004 Cristina Donà , lavoro pubblicato in ben 35 Paesi da Rykodisc International.
Dopo innumerevoli esperienze live in tutta Europa, nel 2007, per il nuovo album La quinta stagione, è stata ancora una firma anglosassone ad aiutarla: il leggendario Peter Walsh. Il momento di magica creatività e l’eclettismo sul palco l’hanno portata a incidere con la EMI l’album acustico e semi antologico Piccola faccia, sempre con Peter Walsh e Francesco Garolfi alle chitarre.
Cristina Donà ha vissuto un’ulteriore svolta sotto il profilo artistico, incontrando sulla propria strada il maestro, compositore, arrangiatore e multistrumentista Saverio Lanza.
La collaborazione porterà alla produzione nel 2011 di Torno a casa a piedi e poi nel 2014 di Cosi vicini.
Con Lanza, Cristina Donà ha scritto canzoni per Arisa e Irene Grandi, mentre sui palchi, tra un tour e l’altro, ha sviluppato con l’attrice Isabella Ragonese lo spettacolo Italia Numbers, ispirato e dedicato all’emergenza sociale del femminicido.
Il libro, anzi i 2 libri di Massimo Cotto
Rock Bazar edito da Vololibero è uscito nel maggio del 2014 e racconta tutte le pazzie dei grandi artisti della musica Rock attraverso aneddoti inediti, curiosità e storie. Si tratta di 575 racconti tratti dal programma Rock Bazar di Virgin Radio, che racconta attraverso la voce di Massimo Cotto le storie più strane degli ultimi 60 anni di rock.
Dopo lo straordinario successo Librario di Rock Bazar, nel 2015 è arrivato Rock Bazar Volume Secondo. Le 425 storie di questo libro si aggiungono alle 575 del primo e vanno quindi a formare un corpo di mille storie rock. Eccessi e follie, storie vere e leggende.
I dieci comandamenti del Rock
«Il rock and roll è il mio Dio», disse una volta Lou Reed. È il punto da cui parte Cotto, aggiungendo che «il rock è una religione politeista, in cui ognuno degli dei non ammette l’esistenza dell’altro». E da qui comincia a edificare il suo personale decalogo, dieci comandamenti a cui il rock obbedisce, oppure no, perché è una musica e una cultura che vive di contraddizioni. Da teatro puro, l’incontro casuale tra Jim Morrison e Robert Plant, su un aereo, entrambi all’apice della fama nel 1970. Dopo un po’ Morrison chiede all’altro, fingendo di non sapere: «Ma che tu fai nella vita?» E Plant: «Canto in una band, si chiamano Led Zeppelin». E Morrison: «Mai sentiti». Pausa, silenzio. E dopo un po’ è Plant a prendere l’iniziativa: «E tu cosa fai?». Il leader dei Doors risponde: «Il poeta». e Plant, perfido: «Anch’io, ma poi ho avuto successo».
David Robotti
Parliamo di Cibo
Ecco a voi Parliamo di Cibo
Meglio essere chiari sin da subito. Questo non è l’ennesimo blog di cucina. Quindi se siete alla ricerca della giusta ricetta per non sprecare gli avanzi del vostro frigo o volete farvi due risate su come gli americani cuociono la pasta, beh allora rimarrete delusi. Attenzione a non fraintendere queste parole però. Senza dubbio qui si parla di cibo. Ma lo si vuole fare in una maniera diversa. O meglio, in un modo che, in questo tempo di filmati, show televisivi e ricette spazzature da social, si è un po’ perso. Ecco perché attraverso questo blog racconteremo emozioni. Quelle che solo il buon cibo può regalare. Quelle emozioni non fatte da dilettanti allo sbaraglio ma da professionisti del settore che, settimana dopo settimana, verranno visitati e recensiti per dare a tutti la possibilità di assaporare, prima con lo sguardo e poi (magari) col palato, quello che di meglio possono offrire tre grandi regioni come Piemonte, Lombardia e Liguria. Il tutto con giudizi imparziali al di fuori di ogni logica commerciale Nasce da qui la nuovissima rubrica di NetworkEventi.it. Uno spazio che vi consiglia quelli che sono i migliori ristoranti del Nord-Ovest Italia. Insomma non ci resta che augurarvi buona lettura e darvi il nostro benvenuto su Parliamo di Cibo.
Federico Capra
Teatro, Un po' di storia...
Buon compleanno al Teatro dell’Archivolto di Genova
Avere 30 anni e non sentirli. Vero, non una grande età, soprattutto per un teatro. Strutture solitamente imponenti e dalla grande storia. Eppure questo è un passo davvero importante per il Teatro dell’Archivolto. Occorre infatti consultare gli almanacchi teatrali del 1976 per risalire alle sue origini. L’idea fu di un piccolo gruppo di giovani che si dilettavano a portare in scena il cosiddetto teatro d’avanguardia, in alternativa al repertorio del teatro di tradizione e al teatro classico. Oriano Rigato, Eugenio Buonaccorsi e Mario Menini, ottennero in affitto il quattrocentesco refettorio delle monache dell’ex convento di Santa Brigida, in via Famagosta, alle spalle di via Balbi, nel centro storico di Genova.
LA RIVALUTAZIONE
I locali del convento, dopo l’abbandono delle monache nel 1797, avevano avuto per quasi due secoli varie destinazioni d’uso. Nemmeno a dirlo che la struttura versava in cattivo stato di manutenzione e venne restaurato e adattato alle minime esigenze strutturali di un teatro. Gli si diede il nome di Archivolto per omaggiare appunto un antico archivolto sopravvissuto ai restauri, attraverso il quale si accedeva al teatro. La prima rappresentazione andata in scena fu Le nozze dei piccolo borghesi di Bertolt Brecht, diretto dal regista e scenografo Marco Parodi. Successivamente andarono in scena Il borghese gentiluomo di Molière, diretto e interpretato da Carlo Cecchi e il monologo Sta per venire la rivoluzione e non ho niente da mettermi di Livia Cerini e Umberto Simonetta. Con la successiva stagione il Teatro dell’Archivolto diveniva una vera e propria compagnia teatrale.
DAL VECCHIO AL NUOVO
Nel 1985 il nucleo originario del Teatro dell’Archivolto si sciolse ma la compagnia venne rifondata nel 1986 da Pina Rando, che ne assunse la direzione e da Giorgio Gallione nel ruolo operativo di regista. La storia in effetti racconta che invece vennero formate due distinte compagnie: una, costituita dai Broncoviz, quintetto comico specializzato nella satira e nella parodia, formato da giovani attori che si sarebbero in seguito affermati in campo nazionale (Marcello Cesena, Maurizio Crozza, Ugo Dighero, Mauro Pirovano e Carla Signoris); la seconda, impegnata in spettacoli rivolti ai più giovani, era inizialmente formata da Gabriella Picciau e Giorgio Scaramuzzino. Negli Anni ’90 il Teatro dell’Archivolto propose il restauro del teatro Gustavo Modena di Sampierdarena, unica sala ottocentesca sopravvissuta a Genova, chiuso da alcuni anni, creando nei suoi locali la propria sede.
IL GUSTAVO MODENA
L’antico Teatro Gustavo Modena, situato nel quartiere genovese di Sampierdarena venne edificato nel 1856 al fine di poter ospitare rappresentazioni liriche e di prosa. Intitolato al patriota e attore teatrale Gustavo Modena l’edificio si affaccia sulla piccola piazza omonima, tra via Buranello e piazza Vittorio Veneto. La costruzione del teatro fu avviata nel 1856, grazie al finanziamento dei maggiori esponenti della borghesia industriale e mercantile sampierdarenese. Venne edificato su progetto dell’architetto Nicolò Bruno su un terreno adiacente alla villa Centurione “del Monastero”. L’inaugurazione del nuovo teatro ebbe luogo il 19 settembre 1857 con una rappresentazione dell’opera Tutti in maschera di Carlo Pedrotti. Dotato di un’ottima acustica, visse un periodo di grande splendore nell’Ottocento, ospitando spettacoli di lirica e prosa delle maggiori compagnie dell’epoca. Nel Novecento, pur continuando ad ospitare in scena le più importanti compagnie teatrali e più celebri artisti del tempo, vide avvicinarsi l’ombra cupa del declino. Venne operato un primo restauro nel 1920 per mano di Raffaele Bruno, nipote del progettista e fu riaperto il 23 dicembre 1923 con una rappresentazione della Carmen di Bizet, ma dal 1936 fu utilizzato prevalentemente come sala cinematografica.
L’EDIFICIO
La facciata, in stile neoclassico, ha cinque porte ad arco, di cui le tre centrali unite da un avancorpo con terrazzo, aggiunto nel restauro del 1920, sormontato da quattro semi-colonne ioniche che sorreggono il timpano triangolare che corona in alto la facciata. L’interno è caratterizzato da una grande sala a ferro di cavallo, circondata da tre ordini di palchi oltre al loggione che oggi on è aperto al pubblico; oggi può contenere complessivamente 498 spettatori, di cui 349 in platea e i restanti nei 74 palchi. La decorazione della volta è costituita da affreschi di Nicolò Barabino, in parte andati perduti e sostituiti da riproduzioni in tela sovrapposte all’intonaco del soffitto.
Dal 2001 al teatro è annessa una sala, denominata Sala Mercato, ricavata dal recupero dell’adiacente edificio che aveva ospitato dal 1905 fino agli anni novanta il mercato ortofrutticolo comunale. Questa moderna sala teatrale può contenere fino a 300 spettatori ed ospita anch’essa attività del Teatro dell’Archivolto. Dal 1986 il Teatro dell’Archivolto ha prodotto più di cento spettacoli, oltre all’organizzazione di convegni e rassegne e la partecipazione a festival.
David Robotti
Spazio Cinema
Spazio Cinema: i migliori tre film nelle sale
Io, Daniel Blake
Regia di Ken Loach. Con Dave Johns, Hayley Squires, Dylan McKiernan, Briana Shann, Kate Runner. Genere: Drammatico
Trama: Ci troviamo a Newcastle. Daniel Blake è sulla soglia dei sessant’anni e, dopo aver lavorato per tutta la vita, ora per la prima volta ha bisogno, in seguito a un attacco cardiaco, dell’assistenza dello Stato. Infatti i medici che lo seguono certificano un deficit che gli impedisce di avere un’occupazione stabile. Fa quindi richiesta del riconoscimento dell’invalidità con il relativo sussidio ma questa viene respinta. Nel frattempo Daniel ha conosciuto una giovane donna, Daisy, madre di due figli che, senza lavoro, ha dovuto accettare l’offerta di un piccolo appartamento dovendo però lasciare Londra e trovandosi così in un ambiente e una città sconosciuti.
American Pastoral
Regia di Ewan McGregor. Con Ewan McGregor, Jennifer Connelly, Dakota Fanning, David Strathairn, Uzo Aduba. Genere: Drammatico
Trama: Durante un ritrovo di ex compagni di scuola, lo scrittore Nathan Zuckerman incontra il vecchio amico Jerry Levov, che gli racconta la storia di suo fratello Seymour, detto “lo Svedese”, idolo sportivo del giovane Zuckerman. È la storia di un uomo che ha avuto tutto, la bellezza, la fortuna professionale, una moglie Miss New Jersey, e che ha visto il suo mondo andare in pezzi quando la figlia adorata, adolescente, compie un attacco terroristico, uccidendo un uomo e sparendo nella clandestinità.
Cicogne in missione
Regia di Nicholas Stoller, Doug Sweetland. Con Katie Crown, Andy Samberg, Kelsey Grammer, Alessia Marcuzzi, Federico Russo. Genere: Animazione
Trama: Una volta le cicogne consegnavano bambini, ma non era un buon business. Ora consegnano di tutto, tramite una compagnia di vendita al dettaglio ricevono ordini e consegnano pacchi contenenti, beni di consumo ordinari. Nel loro quartier generale sono organizzati come una compagnia moderna, ma l’unico ingranaggio fuori posto è una neonata mai consegnata, oggi adulta e non inserita nel sistema di produzione. Proprio lei per errore riattiverà il macchinario per la consegna dei bambini e dovrà quindi, assieme al membro più in ascesa del gruppo, consegnare l’ultimo bebè.
David Robotti