Rassegne Teatrali & Spettacoli, Teatro
Gianduja – La maschera piemontese
La Storia
La maschera principale piemontese nacque nel 1808 a Callianetto dalla creatività di Giambattista Sales, torinese, e di Gioachino Bellone di Racconigi.
Nella frazione di Castell’Alfero si può visitare il “Ciabot ‘d Gianduja”, simbolica casa natale della maschera.
L’antenato di Gianduja fu Gironi, altro personaggio popolare piemontese già noto nel 1630, con cui aveva molte cose in comune, sia caratteriali che estetiche.
Negli ultimi anni del ‘700 questo Gironi veniva regolarmente rappresentato durante gli spettacoli del famoso marionettaro torinese Umberto Biancamano, meglio conosciuto come Giôanin d’ij ôsei.
Fu appunto a Torino che il giovane Sales seguì con assiduità gli spettacoli dei burattini del Biancamano, sino ad iniziare a dar egli stesso recite nel cortile di casa sua per i conoscenti.
Ma le sue ambizioni erano altre: andare in provincia con uno spettacolo ambulante, senza la concorrenza del suo “maestro”.
Trovò nell’amico Bellone un aiuto economico per attrezzarsi di marionette e di un teatrino ambulante, e con lui diede vita al personaggio di Gerolamo.
Il loro spettacolo fu portato in giro per tutto il Piemonte sino ad arrivare infine a Genova dove si stabilirono ed ebbero un notevole successo.
Ma poi iniziarono per i due burattinai i problemi perché l’allora doge di Genova era Gerolamo Durazzo, il quale non prese bene la propria omonimia col burattino irriverente e fece espellere dal territorio genovese Sales e Bellone per il reato di lesa maestà.
Tornati a Torino si attrezzarono di un teatrino permanente, dove entrava sempre in scena l’arguto ed ironico Gerolamo. Poco tempo dopo furono fatti arrestare dal Vicario di Torino, nuovamente con la accusa di lesa maestà, stavolta nella persona del fratello minore di Napoleone Bonaparte, re Gerolamo di Westfalia.
Dopo un periodo di prigionia furono liberati, ma il teatrino fu chiuso ed i due messi al bando.
Fu così che Sales e Bellone giunsero a Callianetto, forse per trovar rifugio in quel paese che a quei tempi era attorniato da fitti boschi.
Nelle osterie del luogo si esibiva Sales, mascherato egli stesso con tricorno, codino e dotato parlantina beffeggiante; la caratteristica di avere sempre con sè la dôja, un boccale di terracotta per bere il vino lo fece soprannominare “Giôan d’la dôja”, appellativo che presto fu condensato in Gianduja.
La simpatia, l’astuzia e l’ironia del personaggio lo fecero ben presto divenire famoso in tutto il Piemonte, sino a divenirne l’emblema.
La Maschera
Gianduja ha un viso tondo e gaio e la capigliatura raccolta in un codino girato all’insù con fiocco rosso; il cappello a tricorno, il vestito è composto da una giubba color marrone bordata di rosso, il panciotto è giallo, i pantaloni verdi e lunghi sino al ginocchio, le calze sono rosse e le scarpe hanno una fibbia in ottone. Inseparabile dalla sua dôja.
Il carattere della maschera rispecchia un po’ il popolo piemontese: è conservatore, di umore sempre allegro, scaltro anche se all’apparenza rozzo ed ingenuo, un galantuomo che ama il buon vino e la buona tavola
La sua compagna è Giacometta, vestita con un abito rosso ed un grembiule bianco, un foulard verde al collo, un cappello legato con un nastro rosso, calze nere e scarpe chiare.
Per merito della “Famija Turineisa” e della “Associassion Piemontèisa” si continua a tenere viva la tradizione, con la nomina di un Gianduja ufficiale che faccia da testimonial in varie manifestazioni.
Nei giorni di Carnevale Gianduja e Giacometta fanno la loro apparizione in varie località, dove si presentano su carrozze o carri, non come originariamente su asinelli, dove vanno a testimoniare l’allegria che li contraddistingue; spesso fanno visite ad ospedali, case di riposo e scuole portando il loro gaio saluto ai loro
Rassegne Teatrali & Spettacoli
Vignale Monferrato Festival 2016
Dal 24 giugno al 15 luglio 2016 si svolge la seconda edizione del Vignale Monferrato Festival, ideato e promosso dalla Fondazione Piemonte dal Vivo, con la consulenza artistica di Gigi Cristoforetti. Dopo il successo della prima rinnovata edizione nel 2015, il festival rilancia quest’anno la sua proposta artistica e territoriale, arrivando a coinvolgere tre comuni: Vignale Monferrato, centro nevralgico del festival, Moncalvo e Casale Monferrato.
L’allargamento porta con sé l’incontro con l’immenso patrimonio del Monferrato, che passa attraverso il paesaggio vitivinicolo per arrivare ai beni: a valorizzare la programmazione artistica saranno, infatti, i palcoscenici del borgo di Vignale, la riscoperta delle strade e piazze di Casale Monferrato, così come la cittadina di Moncalvo con la piazza centrale e i nuovi spazi di Orsolina28, centro dedicato all’arte della danza che inaugura il 26 giugno le sue sale con un progetto didattico formativo. Il festival, sostenuto dalla Fondazione CRT, rientra nelle linee di sviluppo strategico promosse dalla Regione Piemonte, in un connubio tra turismo e cultura basato sulla qualità e sulla capacità di rivolgersi a tutti.
Siamo partiti un anno fa con un’edizione sperimentale di questo festival – dichiara Paolo Cantù, Direttore della Fondazione Piemonte dal Vivo. Oggi la programmazione rispecchia una maggiore consapevolezza delle potenzialità di un territorio dove una proposta spettacolare di qualità si coniuga con l’attrattività turistica di una terra patrimonio mondiale Unesco. Il cartellone è dedicato all’eccellenza della danza internazionale, spaziando nei diversi linguaggi dell’arte coreutica, per raccontarne contaminazioni e declinazioni, per incontrare pubblici eterogenei, attraverso una proposta artistica di livello internazionale in dialogo con tutti i soggetti coinvolti.
Apre il festival un week end dedicato al circo e al teatro di strada, con un doppio appuntamento: il 24 giugno nella piazza di Casale Monferrato e il 25 giugno a Vignale. A momenti di incursione urbana – realizzati con gli Zerogrammi e l’Istituto Musicale Carlo Soliva – si affiancano spettacoli con artisti del mondo del circo italiano e internazionale. A Casale saranno protagoniste di un viaggio itinerante per le vie del centro le musiche dell’orchestra Bandakadabra e, a seguire, l’incontro con il Fantasy Circus Festival con lo spettacolo Extra_vagante. A Vignale si susseguono le esibizioni della scuola di circo Fuma che ‘nduma e del Duo Kaoss, a seguire Tino Fimiani con lo spettacolo Magic Comedy. Grazie alla collaborazione con il Festival Mirabilia, sul palco di Vignale chiude la serata Les Rois Vagabonds, un duo francese di clown, tra mimo, acrobazie e musica.
Vignale Monferrato Festival raggiunge la città di Moncalvo e incontra Moncalvo in Danza il 29 giugno con tre spettacoli di Aterballetto, dalle ore 21.30 #Hybrid, Rain Dogs e Upper-East-Side, per le coreografie di Philippe Kratz, Johan Inger e Michele Di Stefano. Queste prime serate del festival sono a ingresso gratuito.
L’ 1 e il 2 luglio EgriBiancoDanza propone in prima assoluta a Vignale Monferrato un lavoro ideato appositamente per il festival: Sogno di una notte di mezza estate è un progetto site specific che guiderà il pubblico alla scoperta delle sale e dei giardini di Palazzo Callori. Nell’anno shakespeariano il coreografo Raphael Bianco ha ideato una lettura moderna dell’omonima pièce di Shakespeare, enfatizzandone surrealismo e dinamismo, in uno spettacolo itinerante nella suggestiva sede del palazzo.
Il 5 luglio, in collaborazione con il MAO di Torino, il sitarista Debojyoti Gupta terrà un concerto sulla terrazza di Palazzo Callori accompagnato da Franco Rivoira.
L’8 luglio sono in programma due prime nazionali a Vignale. Hema Bharathi Palani apre la serata in Piazza del Popolo con Trikonanga, un solo in cui emergono le influenze della danza tradizionale del Bharatanatyam e Kuchipudi. Segue un programma di quattro soli contemporanei proposti da Shantala Shivalingappa dove elementi di danza tradizionale indiana del Sud si legano a una sensibilità vicina alla danza contemporanea. Four Solos by Shantala Shivalingappa celebra le numerose e variegate influenze coreografiche dell’artista e si compone di quattro lavori di cui uno composto durante la residenza della danzatrice con Pina Bausch e un altro creato per lei da Ushio Amagatsu.
Shantala sarà inoltre la protagonista della serata del 10 luglio a Cascina Orsolina a Moncalvo con Impro, spettacolo in prima nazionale che nasce dall’incontro della danzatrice indiana con Ferran Savall, musicista e cantante catalano. Questo “concerto per una danzatrice” rappresenta una nuova concezione dell’improvvisazione, in un dialogo tra musica e danza contemporanea.
Il 9 luglio a Vignale Thomas Noone presenta tre coreografie Until the end, Watch Me e As if I con i danzatori della sua compagnia di Barcellona.
Il 13 luglio a Cascina Orsolina a Moncalvo in scena due lavori di Sharon Fridman: ¿Hasta Dónde…?, un duetto – intreccio tra danza e musica, e Caìda Libre, lavoro che prosegue la ricerca sui temi del contatto e della caduta. Chiude il festival lo spettacolo Rocco, con un doppio appuntamento il 14 e 15 luglio a Vignale; protagonisti i danzatori del Ballet National de Marseille e di ICKamsterdam sulle coreografie di Emio Greco e Pieter C. Scholten. I coreografi si sono ispirati alla somiglianza tra la danza e la boxe, dove i danzatori diventano pugili e i pugili diventano danzatori.
La programmazione sarà affiancata da una proposta formativa condotta dagli stessi artisti presenti in cartellone, in collaborazione con Associazione NOD – Nuova Officina della Danza, in sinergia con Orsolina28 e Moncalvo in Danza. Nelle settimane del festival sono previsti stage e workshop, con la partecipazione – tra gli altri – di Elena Rolla, Antonella Usai e il coinvolgimento di artisti come Raphael Bianco, Shantala Shivalingappa, Hema Bharathi Palani e Sharon Fridman.
In occasione del festival, saranno promosse diverse azioni di progettazione condivisa con il territorio. Il paese della danza è un progetto di ricerca – azione sui nuovi modelli di fruizione culturale che la Fondazione Piemonte dal Vivo, forte dell’esperienza della Lavanderia a Vapore di Collegno, intende realizzare nell’ambito del progetto Hangar Piemonte, grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo. Bambini, studenti delle scuole di danza, giovani musicisti, insegnanti, commercianti, imprenditori e anziani: il festival si rivolge ad ognuno di questi “cittadini”, per tracciare, insieme a loro, percorsi di lettura del territorio attraverso le proprie risorse (gli infernot, le eredità dei Conti Callori, le terrazze panoramiche) e secondo le proprie memorie e prospettive.
A corollario del festival, le sale di Palazzo Callori ospitano dal 25 giugno al 25 settembre la mostra Memorie ritrovate. I conti Callori di Vignale, curata dallo studio La Ricerca di Manuela Meni, per scoprire attraverso documenti antichi, mappe, pergamene, carteggi, disegni e oggetti vari la storia di questa antica famiglia. Verrà inoltre presentata una nuova puntata della serie a fumetti ideata da Nico Vassallo per la Fondazione Piemonte dal Vivo. La storia si ispira al melodramma Mefistofele di Arrigo Boito, trasportato nello scenario di Vignale Monferrato.
Recensioni & Interviste
Il nuovo libro di Brusasco, tra ironia e…
Quando ho iniziato a leggere I promessi sposi, la passione e il gatto che non voleva stare solo, ultima fatica letteraria del fubinese Massimo Brusasco, mi sono sorte spontanee alcune domande. «Cosa c’entra Sordevolo con Barlume di Sotto?». E ancora: «Quali similitudini ci sono tra la Passione di Cristo, che da 200 anni si tiene nel paesino biellese, e la prima rappresentazione di un rimaneggiato quanto improbabile copione de I promessi sposi previsto a Barlume?».
Se poi a tutto questo aggiungiamo il gatto Durdu, orfano del suo padrone suicida, la mafia italo-americana, la presenza di Angela Lensbury, la celebre Signora in giallo della tivù e le bizzarrie del sindaco di Barlume eccovi un romanzo divertente e divertito. Un racconto che sa anche un po’ di denuncia, ironica, nei confronti di amministrazioni a dir poco baldanzose e con il triste fenomeno dello spopolamento dei paesini, in questo caso pedemontano, in favore delle più comodi e attraenti(?) città.
Con il suo I promessi sposi, la passione e il gatto che non voleva stare solo, il giornalista de Il Piccolo presenta così un romanzo snello, nonostante la tanta ‘carne messa al fuoco’ e di grandissimo impatto comico.
Perché se la storia si articola attraverso pochi ma ben strutturati personaggi, con le loro manie, le loro ingenuità e i loro segreti, i momenti di rottura con il romanzo classico (nel suo modo di essere inteso) sono abbastanza evidenti. Il racconto, a tratti, si avvicina vorticosamente a una rappresentazione teatrale ricca di colpi di scena. Il tutto per tenere alta l’attenzione del pubblico che con I promessi sposi, la passione e il gatto che non voleva stare solo difficilmente si annoierà. Del resto ne sa qualcosa proprio il sindaco Bertone e la sua sgangherata ciurma di improvvisati produttori teatrali.
Federico Capra
Enogastronomia, Ricette & Tradizione
La ricetta del bagnetto verde
Sul pane è una sciccheria, mentre insieme al bollito misto ci va a nozze. Parliamo del bagnetto verde piemontese. Un condimento della tradizione tipica della cucina regionale. Il suo nome deriva proprio dal colore smeraldo che gli dà il suo ingrediente principale: il prezzemolo. Oltre a insaporire bolliti e fette di pane tostato, il bagnetto verde fa la sua bella figura anche coi tomini, con la lingua o in un gustoso panino di acciughe al bagnetto verde.
Ingredienti per circa due vasetti:
– prezzemolo (usate solo le foglie) 100 g lavato e asciugato bene
– mollica di pane 100 g
– aceto bianco qb
– aglio 1 spicchio e mezzo
– filetti acciughe dissalate 2
– olio evo qb
– sale e pepe qb
– peperoncino se vi piace
– salsa rubra per la variante un po più dolce qb
Preparazione:
Tritate molto finemente a coltello il prezzemolo e l’aglio. Svolta questa operazione mettete il trito da parte e in una ciotola ammollate la mollica di pane nell’aceto bianco. Dissalate a questo punto le acciughe e tritatele, unite tutti gli ingredienti in una ciotola e frullate sino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungete olio evo fino raggiungere la consistenza desiderata. Se vi piace il bagnetto un po’ più dolce potete aggiungere una volta emulsionato uno o due cucchiaini di salsa rubra da mescolare nel composto. Al contrario potete mettere del peperoncino se vi piace più piccante.
Recensioni & Interviste
L’ultimo regalo di Eco: Pape Satàn Aleppe
Già dal titolo si può intuire tutta la genialità e l’irriverenza intellettuale del compianto Umberto Eco. Perché Pape Satàn Aleppe (La nave di Teseo, 2016, 469 p., 20 euro) è l’ultimo, in ordine di tempo, dono che il letterato piemontese ha voluto regalare al suo pubblico. Un pubblico che non sempre l’ha capito, ma che ne ha sempre apprezzato la vivacità e prontezza di spirito oltre che l’innegabile e sconfinata sapienza. E così, quest’opera postuma dal sapore di provocazione finale e dotta citazione, compare nelle librerie con la voglia, o meglio, la necessità di impartire un’ultima grande lezione.
Pape Satàn Aleppe, frase che compare nel canto VII dell’Inferno pronunciata da Pluto, vuole ora essere un breve manifesto della vita di Eco. Il tutto schematizzato in tre vocaboli che apparentemente non vogliono dire nulla ma che in realtà raccontano molto più di quanto ci si possa immaginare. Perché quella frase che apparentemente non vuol dire nulla e su cui i dantisti si scornano ancora oggi alla ricerca di un esatto significato racchiude l’essenza goliardica e allo stesso tempo colta dell’accademico alessandrino che spesso sfociava nell’amore per la semiotica e per quelle diciture alte che rendevano molti dei suoi romanzi di non immediata comprensione.
Scorrendo queste pagine intrise di sapere l’intellettuale osservava disincantato il procedere inesorabile verso l’idolatria del pensiero unico. Le manie dell’homo tecnologicus che sta perdendo il senso della misura lasciandosi trasportare e irretire da un qualcosa più grande di lui e che non sembra comprendere ancora appieno. Un libro che indaga nell’animo umano e lo fa in maniera puntigliosa. Tanto che il volume viene suddiviso per aree tematiche e in ordine cronologico. Ecco che mass media e web vengono messi all’angolo. Privati di tutto il loro fascino perverso. Eco ci offre un’immagine disillusa e impietosa dei social network, della televisione e di tutto quel mondo iperconnesso che ha caratterizzato il primo decennio degli anni 2000. Un attacco al progresso vero. Ma a un progresso che sta facendo perdere l’umanità alle persone. una carrellata di immagini impietose che raffigurano l’abbrutimento culturale e morale dell’uomo contemporaneo de-pensante – nella sua compulsiva ossessione di avere sempre qualcosa di importante da riferire – un’urgenza quasi fisiologica che lo porta inevitabilmente all’autodenuncia inconsapevole della propria stupidità.
Federico Capra
Rassegne Teatrali & Spettacoli, Teatro
Teatro a Corte 2016 – Castello di Rivoli
La costruzione del Castello di Rivoli risale, con ogni probabilità, al IX-X secolo. La famiglia Savoia acquisì nell’XI secolo il Castello che riteneva strategicamente fondamentale per la sua posizione incombente sulla piana di Torino. Intorno al 1560 l’architetto Ascanio Vittozzi iniziò dei lavori di modifica e restauro, un progetto che però, fu portato avanti da Carlo ed Amedeo di Castellamonte ed i lavori si conclusero nel 1644. In questo periodo venne realizzata la cosiddetta “Manica Lunga”, destinata ad ospitare la pinacoteca dei Savoia. Vittorio Amedeo II portò in Piemonte l’architetto Filippo Juvarra, che disegnò un grandioso progetto per la dimora sabauda, ma i lavori non furono completati, lasciando una facciata incompiuta. La Seconda Guerra Mondiale distrusse buona parte degli edifici e ciò che restava venne lasciato in stato di abbandono fino al 1979. In quell’anno fu riaperto il cantiere di restauro con l’intento di dare nuova vita al Castello e alla città. Nel 1984 venne inaugurato, nell’edificio riallestito da un innovativo progetto di Andrea Bruno, il Museo d’Arte Contemporanea, oggi conosciuto in tutto il mondo.
A lato della Manica Lunga del Castello si trova il Combal.Zero dello chef Davide Scabin, uno dei più rinomati ristoranti d’Italia.
15 luglio 2016 COMPAGNIE ADRIEN M & CLAIRE B – HAKANAI
In giapponese il termine Hakanaï significa fragile, incorporeo, effimero: non esistono aggettivi migliori per raccontare la performance della compagnia Adrien M & Claire B, che si muove sulla frontiera leggera ed evanescente che esiste tra sogno tecnologico e realtà fisica. Ecco prender forma un dialogo tra una danzatrice e la scenografia virtuale che la circonda di luce, dialogo che incrocia circo contemporaneo, danza, arte contemporanea e tecnologia: una serie d’immagini proiettate su un quadrato di tulle bianco, in cui si sviluppa un panorama onirico e virtuale, reagiscono ad ogni movimento della performer come animate dalla sua volontà. Metamorfosi, forme astratte, brandelli di paesaggio, superfici e corpi s’intrecciano per creare una danza che trasforma lo spazio: una dimensione sognante e astratta che ci riporta al desiderio, del tutto umano, di dominare l’ambiente che ci circonda.
Adrien Mondot è un artista multidisciplinare, programmatore informatico e giocoliere; Claire Bardainne è scenografa, graphic designer e artista visuale. Fondano insieme nel 2004 la compagnia Adrien M & Claire B concentrando la loro ricerca artistica su arte digitale e performance. Creano installazioni, laboratori, spettacoli da palcoscenico e cabaret combinando realtà e virtuale con elementi informatici. Posizionano il corpo umano al centro della loro ricerca artistica e tecnologica, per creare una poesia senza tempo attraverso un linguaggio visivo basato sul gioco e sul divertimento.
15 luglio 2016 – BILLY COWIE – UNDER FLAT SKY
Gilles Jobin lo ha riconosciuto come il padre della danza in 3D, Mikhail Baryshnikov ha dichiarato di essere impressionato profondamente dal suo immaginario lirico, romantico e fantastico, il direttore della compagnia di Danza Contemporanea di Cuba, Miguel Iglesias, lo ha definito un poeta della danza. Teatro a Corte lo annovera tra i propri artisti cult e lo ha ospitato in diverse edizioni, presentando per la prima volta in Italia il suo intero repertorio artistico: In the Flesh, The Revery Alone, Ghosts in the Machine, Tango de Soledad e T’es pas la seule, Art of Movement
Il nuovo progetto realizzato da Billy Cowie per il Museo d’arte Kochi in Giappone arriva al castello di Rivoli e immerge lo spettatore in un sogno fatto di atmosfere poetiche di grande eleganza e fascino, grazie alle opere grafiche dell’artista tedesca Silke Mansholt, ormai figura di riferimento per la creazione del paesaggio visivo dell’artista scozzese. Lirico e struggente, l’immaginario elaborato da Cowie rinuncia questa volta alla classica visione in 3D per affidarsi alla danza minimalista di due performer in dialogo con le animazioni dello sfondo che sembrano inglobarle e rigenerarle, come l’onda di un oceano portatore di vita.
David Robotti
Enogastronomia, Ricette & Tradizione
La ricetta dei rabaton
Forse i rabaton sono una delle ricette meno conosciute del panorama gastronomico del Piemonte, eppure questo gustoso (e soprattutto facile) primo piatto della tradizione sorprenderà chiunque con il suo sapore deciso e delicato allo stesso tempo. Un piatto che proviene dalla tradizione contadina, che profuma delle erbe aromatiche che nascevano spontanee in Piemonte e arricchito da verdure di campo, ricotta e uova. Ma anche burro e una spolverata di grana per rendere un primo della cultura contadina ricco di sapore. E se, in questo caso, non ci sono leggende legate alla sua creazione, noi vi diamo la ricetta che più si avvicina alla tradizione.
Ingredienti per quattro persone:
– biete 300 g
– ricotta 200 g
– grana padano (o se preferite parmigiano) 150 g
– uova 2
– brodo di carne o di dado
– pangrattato qb
– burro qb
– salvia qb
– sale qb
– farina q.b.
Preparazione:
Preparate un buon brodo di carne, magari facendovi consigliare dal vostro macellaio di fiducia. A questo punto, mentre il brodo arriva in ebollizione, lessate le biete in acqua leggermente salata, strizzatele per bene e frullatele. Quando i vegetali sono diventati una poltiglia omogenea aggiungete la ricotta, le uova, il parmigiano, il sale (qb) e pangrattato (qb).Mescolate energicamente sino a far diventare il composto compatto. A questo punto create con un po’ d’impasto dei rotolini ovali a forma di sigaro. A questo punto buttateli nel brodo di carne ancora bollente e lasciateli che vengano a galla. Scolateli dolcemente per evitare che si rompano. Inseriteli in una pirofila imburrata mettendoli l’uno accanto all’altro. Cospargeteli di salvia (a vostro piacimento), noci di burro e grana grattugiato. Infornate per una decina di minuti a 180 gradi. Serviteli ancora caldi.
Rassegne Teatrali & Spettacoli, Teatro
Teatro a Corte 2016 – Palazzo Lascaris, Torino
Palazzo Lascaris, costruito tra il 1663 e il 1665 da Domenico Bernardi su disegno di Amedeo di Castellamonte per il conte Giovanni Battista Beggiamo di Sant’Albano e Cervere, passò poi alla marchesa de Marolles di Caluso e quindi alla famiglia Carron di San Tommaso. Nella seconda metà del XVIII secolo venne ristrutturato ed ampliato dall’architetto Dellala di Beinasco. Nel 1803 passò, per successione ereditaria, alla famiglia Lascaris (da qui il nome del palazzo) e quindi a Camillo Benso, conte di Cavour. Durante la seconda guerra mondiale l’edificio fu colpito durante un bombardamento e parzialmente danneggiato: in particolare andarono perduti gli affreschi di Stefano Maria Legnani. Dopo la seconda guerra mondiale fu sede della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Torino. Nel 1975 passò in proprietà alla Regione Piemonte che ne fece sede del Consiglio regionale.
13 luglio 2016 – Etienne Saglio – FANTÔME
Difficile trovare una sola definizione per questo incredibile maestro della nuova magia, giocoliere, manipolatore e illusionista che dopo il successo di Le soir des mostres, creato nel 2009 con Raphaël Navarro, approda nel 2011 a Le silence du monde / Installation Magique fino ad arrivare al recente Les Limbes e all’installazione per grandi spazi Fantôme, tappe di un percorso artistico di assoluta originalità e di grande poesia
Che cosa accade se la magia approda in un ampio spazio pubblico per portarvi all’improvviso una sconcertante provocazione? Etienne Saglio sceglie di uscire dal teatro per popolare di fantasmi il cortile di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte, ma in realtà sarà lui solo, con un grande velo di pronto a diventare creatura acquatica e celeste seguendo movenze sinuose o rapidissime. Il tempo di stupirsi e il sogno è già un’emozione e un ricordo.
David Robotti
Altri
La storia della Battaglia di Marengo
Era il 14 giugno 1800. La seconda campagna d’Italia era ormai iniziata e le truppe dell’allora Primo console Napoleone Bonaparte sembravano inarrestabili. Lo sarebbero state anche quel giorno quando nella giornata di sabato di 216 anni fa, nel corso della seconda campagna d’Italia, avrebbero sfidato l’esercito austriaco comandato dal generale Michael von Melas. Una battaglia epica, ricordata da tutti come la Battaglia di Marengo. Uno scontro epico che servì anche a far crescere il mito di Napoleone sempre più visto come generale invincibile. Ecco la storia dello scontro:
GLI INIZI
Erano le otto in punto quando le truppe austriache decisero di uscire su tre colonne dalla città di Alessandria. Un attacco a sorpresa per le truppe francesi del generale Gardanne che avevano trascorso la notte nell’abitato di Marengo nella zona della Cascina Pederbona. È vero, non pioveva più, ma le precipitazioni dei giorni seguenti avevano trasformato la pianura in un vero e proprio acquitrino. I soldati faticavano ad avanzare. Stessa cosa per la cavalleria e l’artiglieria, quest’ultima troppo pesante per muoversi agilmente. Gli austriaci a fatica riuscirono ad attraversare la testa di ponte sulla Bormida e ad attacare le truppe francesi. Si trattava però di un piccolo contingente. Il grosso dell’esercito napoleonico si era diviso andando a nord e a sud. Il generale temeva un tentativo di aggiramento. Scelta saggia, che permetterà ai transalpini di essere in vantaggio.
Il consiglio di guerra francese aveva precedentemente deciso che era fondamentale conquistare la frazione di Marengo. Il motivo? Una zona di intreccio strategico di più strade che portano direttamente alla testa di ponte austriaca posizionata ai limiti della città di Alessandria, oltre il fiume Bormida. I generali francesi decisero che tre divisioni di fanteria avrebbero partecipato all’azione principale, sostenuti dai cavalleggeri di Duvigneau in appoggio. Ora il piano era che Chamberlhac e Waltrin muovano le loro truppe verso sud a Spinetta e che Gardanne attacchi più a nord conquistando la frazione Marengo. I primi veri scontri cominciarono soltanto a metà mattinata, quando gli austriaci della fanteria leggera e della cavalleria del conte O’Reilly, comandante della retroguardia austriaca, usciti dalla città di Alessandria, sostenuti sul fianco sinistro dai 600 cavalieri del generale Kellerman si scontrarono sia con i francesi del generale Victor sul fossato del Fontanone, un grosso e profondo canale di irrigazione largo circa quattro metri, che con le avanguardie francesi del generale Gardanne posizionate già dalla notte alla Cascina Pederbona.
LA BATTAGLIA
L’avanguardia francese, comandata dal generale Gardanne, disponeva di circa 3 mila uomini composti dalle brigate 101 sulla sinistra e la 44 sulla destra della Cascina Pederbona. Gli ordini erano chiari: tenere la Cascina Pederbona più a lungo possibile per rallentare gli austriaci e poi ripiegare su Marengo per ricongiungersi alla divisione di Dampierre e a quella di Chamberlhac. In breve tempo la battaglia diventò confusa, ma gli sforzi degli austriaci di O’Reilly, coadiuvato da Kaim e Haddik, non ottenevano il risultato sperato.
Napoleone, che si trovava a Torre Garofoli, considerava la battaglia unicamente come un diversivo nemico ed in soccorso di Victor giunse solo il generale Jean Lannes. La battaglia infuriava e in breve tempo Napoleone si rese conto di avere davanti l’intero esercito austriaco e non semplici divisioni. Il generale richiamò le truppe in un tentativo disperato di aumentare le proprie forze. Uno sforzo vano dato che le divisioni francesi si trovavano a ore di distanza dal luogo della battaglia e in soccorso riuscì ad arrivare solo la divisione di fanteria del generale Boudet.
Ecco che attraverso una serie di attacchi gli austriaci riuscirono ad avanzare, costringendo i francesi a ritirarsi verso San Giuliano Vecchio. Erano le 15 e ormai sembrava che per i francesi tutto fosse perduto. E sarebbe stato così se il generale Desaix, che secondo la leggenda decise di sua iniziativa di seguire il rumore dei cannoni, non fosse riuscito a intervenire sorprendendo le ormai stanche truppe austriache con le sue divisioni fresche. Il ritorno di Desaix fu una vera e propria iniezione di fiducia ai francesi che si gettarono al contrattacco gettando nella confusione e nell’incredulità le truppe austriache. Nel giro di breve tempo, le sorti della battaglia erano cambiate. Ecco che quella che doveva essere una vittoria contro l’astuto generale francese si risolse per gli austriaci in una disastrosa ritirata verso Alessandria.
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ARONA Danilo
Danilo Arona, nato ad Alessandria il 28 maggio 1950, si definisce sul proprio portale come un «giornalista, scrittore, musicista, ma anche ricercatore sul campo di “storie ai confini della realtà”, critico cinematografico e letterario, instancabile “nomade” editoriale e forse qualcos’altro su cui si può tranquillamente sorvolare». Che l’arte fosse nel sangue dell’autore alessandrino lo rivela anche l’avventura con i Privilege, rock band che negli Anni ’70 ha inciso inciso alcuni 45 giri per la Cobra Record.
Ma è proprio la letteratura che permette a Danilo Arona di diventare autore rinomato e apprezzato anche al di fuori della provincia di Alessandria. Per anni, oltre alle collaborazioni con Il Piccolo di Alessandria, La Stampa, Notes e La Guida della Notte (tanto per citarne alcuni), si è soprattutto dedicato alla narrativa fanatasy e mistery. Amante del genere cinematografico Horror, Arona ha scritto a riguardo per diverse riviste. Da ricordare, certamente, le sue pubblicazioni con la Mondadori, Marco Tropea, Gargoyle Books, Corbaccio, Dario Flaccovio e Mezzotints.
Bibliografia dei romanzi completa:
La penombra del gufo, Amnesia
Un brivido sulla schiena del Drago, Amnesia
La pianura fa paura, Editoriale AGP
Il vento urla Mary, PuntoZero
Rock, Solid Books 2002
L’ombra del dio alato, Marco Tropea, 2003
L’esorcista, il cinema, il mito, Falsopiano, 2003
Palo Mayombe, Dario Flaccovio, 2004
La stazione del dio del suono, Larcher, 2004
Cronache di Bassavilla, Dario Flaccovio, 2006
Black Magic Woman, Frilli, 2006
Finis Terrae, Mondadori, 2007
Melissa Parker e l’incendio perfetto, Dino Audino, 2007
Santanta, Perdisa, 2008
L’estate di Montebuio, Gargoyle Books, 2009
Ritorno a Bassavilla, Edizioni XII, 2009
Bad Visions, Mondadori, 2009
Palo Mayombe 2011, Kipple Officina Libraria, 2011
Malapunta (come Morgan Perdinka), Edizioni XII, 2011
Rock – I delitti dell’Uomo Nero, Edizioni della sera, 2011
Morbo Veneziano, graphic novel con disegni di Massimiliano Gallo, Cut-Up Edizioni, 2011
L’autunno di Montebuio (con Micol des Gouges), Nero Press, 2012
Vento bastardo, IRIS 4, 2012
Protocollo Stonehenge (con Edoardo Rosati, e-book), Mezzotints, 2013
Io sono le voci, Anordest, 2013
La croce sulle labbra (con Edoardo Rosati), Anordest, 2014
Malapunta, l’isola dell’ultimo giorno, Mezzotints, 2014
Croatoan Sound, Neropress, 2014
Malapunta, l’isola dei sogni divoratori, Cut Up, 2015
Km 98 (con Edoardo Rosati), Anordest, 2015
Melissa Syndrome, graphic novel (con Edoardo Rosati e disegni di Paolo Bertolotti), Edinkiostro, 2015
Ghost in the Machine (The Tube Nomads), Delos Digital, 2015
Solo il mare intorno (con Angelo Marenzana e Luigi Milani), Nero Press, 2016
Le maledizioni di Bassavilla, a cura di Danilo Arona, AA VV, Del Miglio, 2016
Medical Noir (con Edoardo Rosati, e-book), Acheron Books, 2016
Land’s End – Il teorema della distruzione (con Sabina Guidotti), Meridiano Zero, 2016
Blue Siren e l’ultimo giro di vite, Kipple, 2016
Bibliografia dei saggi completa:
Guida al fantacinema, Gammalibri
Guida al cinema horror, Ripostes
Nuova guida al fantacinema – La maschera, la carne, il contagio, Puntozero
Tutte storie – Immaginario italiano e leggende contemporanee, Costa & Nolan 1994
Satana ti vuole (con Gian Maria Panizza), Corbaccio, 1994
Vien di notte l’Uomo Nero – Il cinema di Stephen King, Falsopiano 1997
Possessione mediatica, Marco Tropea Editore, 1998
Wes Craven – Il buio oltre la siepe, Falsopiano, 1999
L’esorcista, il cinema, il mito (con Daniela Catelli), Falsopiano, 2003
Gli uccelli di Alfred Hitchcock, Un Mondo a Parte, 2010
L’alba degli zombie (con Pascarella e Santoro), Gargoyle Books, 2011
In attività: Sì
Periodo di attività: 2000 – in attività.
Libri pubblicati: 37
Sito ufficiale: daniloarona.com