Recensioni & Interviste, Teatro
Spazio Cinema: i migliori tre film nelle sale
La prima notte del giudizio
Regia: Gerard McMurray
Cast: Y’Lan Noel, Lex Scott Davis, Marisa Tomei
Genere: Horror
Trama: Dietro ogni tradizione si cela una rivoluzione. Dopo l’Independence Day, assisti alla nascita dell’annuale “Sfogo”, le 12 ore prive di regole. Benvenuti nel movimento che ha inizio come un semplice esperimento: La prima notte del giudizio. Per abbassare il tasso di criminalità sotto l’1 percento per il resto dell’anno, i Nuovi Padri Fondatori d’America (NFFA) sperimentano una teoria sociologica che dà libero sfogo all’aggressione per la durata di una notte in una comunità isolata. Quando però la violenza degli oppressori incontra la rabbia degli emarginati, il contagio esploderà dai confini periferici della città espandendosi per tutta la nazione.
Chiudi gli occhi
Regia: Marc Forster
Cast: Blake Lively, Jason Clarke, Danny Huston, Yvonne Strahovski, Ahna O’Reilly, Sahajak Boonthanakit, John Wesley Chatham
Genere: Thriller
Trama: Gina (Blake Lively), una giovanbe donna che ha perso la vista a causa di in un incidente stradale quando era bambina. Fino a ora la sua vita dipendeva in tutto e per tutto da suo marito James (Jason Clarke) ma quando a Gina si presenta la possibilità di un intervento chirurgico per recuperare la vista, la relazione tra moglie e marito inizia a vacillare. Dopo l’intervento Gina finalmente vede il mondo con un nuovo senso di stupore e di indipendenza fino a scoprire inquietanti e terribili verità sul suo matrimonio. Ma chi è veramente l’uomo che ha sposato e di cui lei si fidava di più?
Luis e gli alieni
Regia: Christoph Lauenstein, Wolfgang Lauenstein
Genere: Animazione
Trama: Luis è un dodicenne timido e introverso, spesso bullizzato dai compagni. Suo padre, l’ufologo Armin Sonntag, non gli dedica molto tempo, intento com’è a scrutare il cielo alla ricerca di vita extraterrestre. Anche il Preside della scuola si accorge della situazione familiare di Luis e decide di mandarlo nell’Istituto gestito dalla severa e inquietante Signorina Sadiker. Tutto cambia però quando dallo spazio 3 goffi Alieni (Mog, Nag e Wabo), intercettano una televendita terrestre dell’imperdibile materassino massaggiante “Nubbi dubbi”. Ne vogliono uno a tutti i costi! Partono, così alla volta della terra, schiantandosi nei pressi della casa di Luis dopo una manovra maldestra. Dopo aver fatto amicizia, i tre alieni, dotati di singolari extrapoteri, e il coraggioso Luis, vivranno avventure incredibili e si aiuteranno a vicenda per risolvere i loro problemi.
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Spazio Cinema: i migliori tre film nelle sale
Papillon
Regia: Michael Noer
Cast: Charlie Hunnam, Rami Malek, Tommy Flanagan
Genere: Drammatico
Trama: Henri Charrière, un venticinquenne francese detto “Papillon” per via di una farfalla che porta tatuata sul torace, viene condannato all’ergastolo per un omicidio che non ha mai commesso. La sua esperienza, vissuta in quello che al tempo era probabilmente il peggior sistema carcerario del mondo, ossia la Guyana Francese dell’Isola del Diavolo e dei lavori forzati, sarà costellata da infruttuosi tentativi di fuga, che gli costeranno molti anni di isolamento, e da strette relazioni con altri detenuti, tra i quali il falsario Louis Dega, ma sarà accompagnata costantemente dal suo desiderio di libertà che, in età ormai avanzata, lo spingerà a tentare un’impresa apparentemente impossibile.
Obbligo o verità
Regia: Jeff Wadlow
Cast: Lucy Hale, Tyler Posey, Landon Liboiron
Genere: Horror
Trama: Obbligo o Verità, diretto da Jeff Wadlow, è un nuovo thriller soprannaturale prodotto dalla Blumhouse Productions. Nel film, che vede protagonisti Lucy Hale e Tyler Posey, un’innocente sfida ad obbligo o verità tra amici si rivela mortale quando qualcuno – o qualcosa -comincia a punire coloro che mentono o che rifiutano l’obbligo.
Il sacrificio del cervo sacro
Regia: Yorgos Lanthimos
Cast: Colin Farrell, Nicole Kidman, Raffey Cassidy
Genere: Drammatico
Trama: Il film diretto da Yorgos Lanthimos, vede protagonista Steven (Colin Farrell), un famoso chirurgo cardiotoracico. Insieme alla moglie Anna (Nicole Kidman) e ai loro due figli, Kim (Raffey Cassidy) e Bob (Sunny Suljic), vive una vita felice e ricca di soddisfazioni. Un giorno Steven stringe amicizia con Martin (Barry Keoghan), un sedicenne solitario che ha da poco perso il padre, e decide di prenderlo sotto la sua ala protettrice. Quando il ragazzo viene presentato alla famiglia, tutto ad un tratto, cominciano a verificarsi eventi sempre più inquietanti, che progressivamente mettono in subbuglio tutto il loro mondo, costringendo Steven a compiere un sacrificio sconvolgente per non correre il rischio di perdere tutto.
Recensioni & Interviste, Teatro
Alessandria Film Festival 2018
Al via la Seconda Edizione dell’Alff ovvero l’Alessandria Film Festival che si terrà dal 2 al 4 marzo nella sede dell’Associazione Cultura e Sviluppo in piazza Fabrizio De André 76. Il concorso internazionale si basa sulla selezione di lungometraggi e cortometraggi provenienti da tutto il mondo tramite la piattaforma online Film Freeway, giudicati poi da due commissioni di esperti del settore
L’edizione di quest’anno si avvale della partecipazione di ben 230 opere tra lungo e cortometraggi.
La kermesse avrà inizio venerdì 2 marzo con protagonisti regista Giuseppe Piccioni e l’attrice alessandrina Marta Gastini e proseguirà per tutto il fine settimana con gli incontri con Michele Gammino (voce di Harrison Ford, Steven Seagal, Kevin Costner, Richard Gere, Bill Murray, Jack Nicholson e Bob Hoskins) e Francesco Pannofino (voce di George Clooney, Denzel Washington, Matt Schulze, Kurt Russell, Antonio Banderas, Mickey Rourke, Tom Hanks, Jean-Claude Van Damme e Wesley Snipes).
Abbiamo intervistato Lucio Laugelli e Stefano Careddu co-direttori artistici del festival:
Domanda: La prima edizione di Alff (marzo 2017) ha riscosso un buon successo di pubblico con 24 proiezioni totali, di cui 3 anteprime nazionali e oltre 1300 spettatori totali. In questa edizione cosa ci sarà di nuovo?
Risposta: Squadra che vince non si cambia. Evento che funziona idem abbiamo mantenuto lo stesso impianto sperando di bissare il successo dello scorso anno. A cambiare sono i film e gli ospiti ovvero la linfa vitale di ogni festival cinematografico.
D: Non siamo più al Teatro Comunale, la location di questa edizione è molto funzionale ma non è come essere al seppur tanto discusso Teatro cittadino…
R: Il Teatro Comunale per noi alessandrini ha un grande fascino, senza dubbio…ma attualmente ci sono delle problematiche oggettive legate alla struttura che non ci consentono di utilizzarlo al meglio e quindi, in questa fase di stand-by, in attesa di una manutenzione globale della struttura, abbiamo optato per trasferirci presso Cultura e Sviluppo così da offrire a spettatori, ospiti e cinefili una location funzionale, come dici tu …e accogliente.
D: Quale sostegno da questa nuova amministrazione?
R: La nuova amministrazione ha concesso il patrocinio dell’evento come si evince dal materiale promozionale cartaceo e on-line…
D: Il tema di questa edizione?
R: Se l’anno scorso il focus era sul direttore della fotografia il mestiere del cinema di quest’anno è il doppiatore. Un mestiere complesso, discusso. Nel 2017 il dilemma era: analogico o digitale…in questo 2018 ci chiederemo se i film è meglio guardarli doppiati o sottotitolati e in lingua originale.
D: Giusto per fare alcuni nomi di rilievo di questa seconda edizione… il regista Giuseppe Piccioni, l’alessandrina Marta Gastini protagonista della fiction «I Borgia», due tra i massimi esponenti del doppiaggio italiano: Michele Gammino e Francesco Pannofino. L’ Alff è sempre in evoluzione e punta sempre più in alto…dove volete arrivare?
R: Grazie per le belle parole, ci fa davvero piacere leggere di un evoluzione. Vogliamo crescere, edizione dopo edizione: crediamo negli eventi di qualità e speriamo di poter continuare ad avere la fiducia di chi ci sostiene.
David Robotti
Recensioni & Interviste, Teatro
Totò, il principe della risata
Il 15 aprile del 1967, a Roma, nella sua casa di via dei Monti Parioli moriva a 69 anni, Antonio de Curtis, ovvero Totò, universalmente considerato il «Principe della risata».
Conosciuto da tutti come attore e caratterista, noi ne parliamo come uomo in cinque curiosità sulla sua vita privata.
FIGLIO DI NN
Per tutta la vita Totò fu segnato da quella doppia N, e la sua fu un’incessante ricerca di identità, di riscatto, soprattutto nobiliare. Dopo anni di ricerche e richieste di ufficializzazioni, di libri e alberi genealogici studiati in innumerevoli biblioteche, incontri con avvocati e notai, il nome completo del nostro divenne Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfiro-genito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, Principe. Ma dopo tanto penare e gridare ai quattro venti che lui non era un figlio di nessuno, bensì un principe bizantino, pare che Totò tenesse il suo stemma nobiliare bene in vista sul copri-water del bagno principale, in casa sua. «Ho voluto dimostrare le mie origini”, spiegò un giorno a un amico che gli chiese spiegazioni, “Ma il Principe De Curtis non mi ha mai dato da mangiare. A farlo è stato sempre e solo Totò».
TOTÒ AD ALESSANDRIA… MA ALL’OSPEDALE
Durante gli anni della prima guerra mondiale si arruolò volontario nel Regio Esercito venendo assegnato al 22esimo Reggimento fanteria. Venne quindi trasferito al CLXXXII Battaglione di milizia territoriale, unità di stanza in Piemonte, ma destinata a partire per il fronte francese. Alla stazione di Alessandria, il comandante del suo battaglione lo armò di coltello e lo avvertì che avrebbe dovuto condividere i propri alloggiamenti in treno con un reparto di soldati dalle strane e temute abitudini sessuali. Totò a quel punto, terrorizzato, fu colto da malore e venne ricoverato nel locale ospedale militare, evitando così di partire per la Francia.
LA SUPERSTIZIONE
Da bravo napoletano, uomo di chiesa e soprattutto uomo di teatro Totò era molto superstizioso. «Odio i gatti neri, sussulto se si versa l’olio e non faccio niente di venerdì», dichiarò durante un’intervista. «Credo anche che esistano gli jettatori e, per ingraziarmeli, neutralizzando così i loro influssi malefici, fingo di trovarli simpatici, li tratto bene, arrivo persino a coccolarli». Tutta questa superstizione però sembra una contraddizione se si pensa che Totò possedeva un loculo nel cimitero monumentale al Verano di Roma, e che sovente ci si infilava rimanendoci anche un’intera notte.
LA CANZONE MALAFEMMENA
Nel 1951 Totò, seppur sposato con Diana Rogliani, aveva fatto una corte spietata a Silvana Pampanini, conosciuta sul set del film 47 morto che parla. Scoperta la tresca, la moglie decise di separarsi e si risposò poco dopo, mentre la figlia di Totò, Liliana, appena diciottenne se ne andò di casa per sposarsi a sua volta.
Così Totò scrisse di getto la canzone Malafemmina, che divenne popolarissima dopo l’omonimo film con Peppino De Filippo, ma decise di donare tutte le royalties proprio all’ex moglie.
FUNERALE FUORI DAGLI SCHEMI
Nonostante l’attore avesse sempre espresso il desiderio di avere un funerale semplice, ne ebbe addirittura tre: uno a Roma, uno nel Rione Sanità, a Napoli, tenuto da un capo guappo della zona (ma con una bara vuota), e infine il più importante, sempre a Napoli, nella cappella di Sant’Eligio.
Dopo il rito funebre, le autorità furono costrette a far uscire la salma da una porta secondaria, all’interno della basilica susseguirono scene di panico e anche svenimenti. Ci furono quattro feriti, due donne e due agenti, in seguito all’enorme scompiglio causato.
Il corpo di Totò venne così scortato da motociclisti della polizia al Cimitero del Pianto, dove venne seppellito accanto ai genitori, al figlio morto neonato Massenzio e all’amata Liliana Castagnola (che si era suicidata per lui nel 1930).
David Robotti
Recensioni & Interviste, Teatro
Claudio Bisio e i suoi primi 60 anni
Claudio Bisio è un attore, cabarettista, conduttore televisivo, doppiatore e scrittore italiano. Nasce a Novi Ligure il 19 marzo 1957, in provincia di Alessandria e li vi trascorre i primi cinque anni di vita. Poi la sua famiglia si trasferisce a Milano dove, con l’arrivo del ’68 e delle contestazioni giovanili, lo porta a lasciare lo studio in arti figurative per dedicarsi alla politica.
LA CONVIVENZA CON LA PELATA
Quando Bisio frequentava la scuola del Piccolo Teatro gli venivano assegnati sempre le parti del vecchio, come in Ma non è una cosa seria di Pirandello, dove faceva la parte l’anziano che aveva avuto un coccolone e stava in carrozzina. Allora provò ad usare qualche improbabile trucco come ad esempio i parrucchini ma poi scelse di essere se stesso anche nell’immagine e il suo successo prosegui lucidandosi il cranio prima di ogni entrata sul palco.
STUDENTE CONTESTATORE
Al liceo era un contestatore, apparteneva al movimento politico di Avanguardia Operaia e recita al Centro Sociale Leoncavallo negli anni delle contestazioni studentesche del ’68. Tutt’ora è impegnato nelle discussioni politiche pubbliche a favore dei diritti dei più deboli.
ODIO PER LE CRAVATTE
Claudio Bisio odia mettere la cravatta perché, almeno cosi dice lui, al momento della nascita rischiò di morire a causa del cordone ombelicale che gli si attorcigliò attorno al collo rischiando di soffocarlo.
DARIO FO, DINO RISI, MARIO MONICELLI E…
Se la sua esperienza teatrale più significativa è la pièce di Dario Fo Morte accidentale di un anarchico, il cinema gli permette di incontrare due grandissimi della commedia all’italiana: Dino Risi e Mario Monicelli. Il primo lo dirige in Scemo di guerra (1985) – affidandogli la parte del tenente Pintus – mentre il secondo lo vuole nel cast corale de I Picari (1987).
IL CINEMA E LA TV
La sua carriera filmica avanza diretta da Salvatores nelle pellicole Kamikazen – Ultima notte a Milano (1987) e Turné (1990), mentre a teatro porta “Café Procope”, “Faust” e dall’incontro con Rocco Tanica, “Guglielma” e “Aspettando Godo”. La conquista del tubo catodico è invece più lenta. Fra il 1988 e il 1990 partecipa al programma “Una notte all’Odeon” e poi entra nel cast della serie televisiva “Zanzibar”, plurireplicata. Appare anche nel videoclip “Megu megun” di Fabrizio De Andrè e canta lui stesso la canzone “Rapput” nel 1991. Mediterraneo (1991), Puerto Escondido (1992) e Sud (1993) sono i primi film (tutti con la regia di Salvatores) dei ruggenti anni Novanta, seppur continua a furoreggiare in teatro (“Le nuove mirabolanti avventure di Walter Ego”, “Tersa Repubblica”, “Gritistizz” e “Random”) e in televisione (“Cielito lindo” e “Striscia la notizia”). Dimostra di essere anche un ottimo scrittore comico firmando “Romanzo d’appendicite”, “La toga di Sara”, “Quella vacca di Nonna Papera” e “Prima comunella poi comunismo”, collaborando fra l’altro con Smemoranda.
LA SUA COMMEDIA
Dal 2007 ad oggi si trasforma in Claudio “Tornado” Bisio. E’ protagonista di innumerevoli lavori della più esilarante e colorita commedia nostrana. E’ la sua poliedrica figura di attore comico che ricostruisce con leggerezza e poesia la vera commedia italiana caratterizzata dalla fotografia dei luoghi più incantati del nostro paese e il romanticismo delle figure più semplici e sincere di noi italiani.
David Robotti
Recensioni & Interviste, Teatro
Alessandria Film Festival, intervista a Lucio Laugelli e Stefano Careddu
Venerdì 3 marzo 2017 il Teatro Comunale di Alessandria prende nuova vita grazie alla prima edizione dell’Alessandria Film Festival, un’occasione sicuramente imperdibile per rilanciare valore e potenzialità della cosiddetta settima arte anche nella nostra città e soprattutto nel luogo principe della cultura artistica alessandrina che è stato per decenni proprio il nostro Teatro Comunale. Abbiamo incontrato gli ideatori e direttori
Domanda: Per i pochi che già non li conoscessero, chi sono Lucio Laugelli e Stefano Careddu?
Risposta: (risponde Lucio Laugelli) Sono un videomaker che sogna, un domani, di raccontare per immagini solo ciò che lo colpisce particolarmente e gli sta a cuore sul serio. Ad oggi questo non è ancora chiaramente possibile è quindi giro quasi ogni tipo di video: dal commerciale all’industriale passando per webserie, backstage e corti. Al mio fianco come co-direttore artistico in questa avventura dell’Alessandria Film Festival c’è Stefano Careddu, classe 1986, laureato al Dams Cinema presso l’Università degli Studi di Torino e specializzando presso il CITEM di Bologna. Autore di svariati cortometraggi indipendenti nel torinese e collaboratore in riviste di critica e informazione cinematografica come l’alessandrina Paper Street o le bolognesi Cinefilia Ritrovata (rivista appoggiata dalla Cineteca di Bologna) e Leit-Movie. Nel corso del 2015 è stato stagista presso gli Archivi della Cineteca di Bologna.
D: Come nasce l’idea di Alessandria Film Festival?
R: La scorsa estate ci siamo incontrati per un altro evento e parlando di festival grossi e rinomati è saltata fuori la domanda: ma se organizzassimo un festival del cinema ad Alessandria? Da lì è partito tutto. A parte gli aneddoti, l’idea nasce dall’incontro di diverse realtà e giovani personalità, unite dal grande amore per il cinema e dalla voglia di realizzare un evento solido e duraturo, uno staff composto da giovani competenti e professionali che hanno permesso, sin dalle prime fasi dell’organizzazione, il comporsi di un team di lavoro affiatato ed efficiente.
D: Come sono strutturate le tre giornate della manifestazione?
R: Si partirà venerdì 3 marzo alle ore 21.00 con il film di apertura: Caina, di Stefano Amatucci, anteprima nazionale, con la presenza del regista e dell’attrice protagonista Luisa Amatucci.
Il sabato mattina sarà dedicato alla didattica con una lezione di cinema tenuta da Matteo Pollone, docente presso l’università di Torino e a un laboratorio per i bambini dai 5 ai 12 anni: Cine/Mini. Dalle ore 14.00 cominceranno le proiezioni: in Sala Zandrino i cortometraggi e in Sala Ferrero i lunghi. Intorno alle ore 18,30 la programmazione si fermerà e ci sarà un cocktail party nell’adiacente Caffè Marini con annesso Dj Set a tema colonne sonore cinema. Il cocktail di punta sarà il White Russian, bevanda preferita di Drugo il protagonista del cult Il grande Lebowsky. Alle ore 21.00 si torna in Sala Ferrero per la proiezione di Venanzio Revolt, documentario su una delle figure storiche del cinema torinese, Lorenzo Ventavoli, accompagnato dalla voce narrante di Nanni Moretti. Domenica 5 marzo si partirà alle ore 14.00 sempre con i cortometraggi in Sala Zandrino e i lungometraggi in Sala Ferrero e alle ore 19,30 ci sarà la premiazione di entrambi i concorsi.
D: All’evento parteciperanno anche autori, registi ed attori dei film in concorso?
R: Si, fortunatamente abbiamo avuto un buon riscontro anche da parte degli addetti ai lavori e delle persone che hanno iscritto i loro film al nostro concorso, alcune delle quali hanno manifestato l’intenzione di presenziare alle proiezioni dei propri lavori. Siamo molto contenti di questo perché crediamo sia stimolante immergersi in un ambiente cinefilo, fatto di appassionati e maestranti e far respirare ad Alessandria un po’ di quest’aria buona.
D: Come pensa di coinvolgere la città di Alessandria in un evento che siamo abituati a conoscere in ben altre realtà molto più grandi?
R: Sicuramente con una selezione che tende ad abbracciare un’ampia gamma di palati: dalla commedia brillante a quella surreale passando per film caratterizzati dall’impegno sociale, tutti contraddistinti temi più che mai attuali. Ma anche cercando di creare una rete di collaborazioni con le altre realtà culturali cittadine e di valorizzare il nostro territorio con lo scopo di mettere le basi per crescere sani e forti. Ha nominato Torino, il nostro sogno è quello di creare in futuro un appuntamento più ampio che coinvolga anche altre sale cittadine sull’esempio del TFF.
D: Dopo tanto lavoro quali sono le aspettative?
R: Ci auguriamo di ripagare tutte le realtà che hanno creduto in noi, ci hanno dato fiducia e fatto sì che questo evento diventasse realtà. Speriamo di dar luce ad un festival di qualità che riesca a soddisfare tutti gli spettatori.
David Robotti
Recensioni & Interviste, Teatro
Moonlight, Premio Oscar col brivido
Moonlight oltre a essere stato applauditissimo al Festival del Film di Roma, prima di ricevere il premio Oscar come miglior film, aveva già ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso Golden Globe. Con questo film Barry Jenkins, il regista, racconta la storia della vita e della crescita di Chiron, che da bambino diventa adolescente e uomo confrontandosi con la durezza di una Miami in cui droga e sopraffazione regolano rapporti umani e determinano destini.
LA TRAMA
Moonlight è diviso in tre parti distinte, che corrispondono ad altrettante fasi della vita del protagonista, Chiron: l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta.
Nella prima parte del film Chiron non è che un bambino, il little che da anche il nome alla sezione del film, spaventato e taciturno. Un gruppo di compagni di scuola lo insegue e lo minaccia, avendo già individuato in Chiron l’elemento debole. La mamma di Chiron sta lentamente scivolando nel tunnel della droga abbandonando il figlio a se stesso.
Le sue domande esistenziali sulla propria sessualità e le ansie per la vita aprono la seconda sezione del film Black che ci fa ritrovare Chiron ormai adolescente, vittima dei bulli a scuola che lo prendono di mira stigmatizzandone le preferenze sessuali.
La terza sezione del film si chiama semplicemnte… Chiron: il protagonista è ormai un uomo, nella sua vita ha conosciuto anche la galera e sembra aver seguito la strada dello spacciatore incontrato da piccolo. Una telefonata che arriva da un passato che sembra ormai lontanissimo riporta Chiron alla sua adolescenza e forse a chiudere un cerchio importante che aiuterà il protagonista a rispondere alla domanda: «Chi sono io?».
LA RECENSIONE
Moonlight ci fa precipitare in un mondo di violenza e di solitudine estrema in cui l’unico modo per sopravvivere è allearsi con il più forte o costruirsi una corazza. Si è costretti a soffocare la propria anima con determinazione, senza lasciare che si liberi mai, vivendo in una perenne apnea. Un film che senza ombra di dubbio lascia il segno e il fatto che a questa storia sia stato assegnato il Premio Oscar come miglior film ha dimostrato che la realtà della vita e i suoi cinici connotati, che siano impressi su una pellicola o più semplicemente raccontati, hanno ancora un valore fondamentale.
David Robotti
Recensioni & Interviste, Teatro
Ombretta Zaglio e la sua Palestra delle emozioni
Ombretta Zaglio, attrice, autrice e regista alessandrina, anima del Teatro del Rimbalzo è da sempre impegnata nel sociale. La incontriamo al Teatro Comunale di Alessandria alla presentazione dei suoi corsi di teatro per adulti e bambini che a grande richiesta verranno riproposti anche quest’anno.
Domanda: La Palestra delle emozioni anche quest’ anno allenerà tanti bambini e non solo.
Risposta: Come un atleta si allena per ottenere particolari prestazioni, così è possibile allenarsi per essere più abili nel riconoscere ed esprimere le proprie emozioni. È nella pratica degli allenamenti che è possibile percepire e realizzare una vita piena di curiosità, di azioni consapevoli, modellandoci sugli insegnamenti che ci vengono dai grandi maestri, in modo da essere noi stessi modello per chi ci frequenta sia esso bambino o adulto.
D: Quale significato riveste per lei il termine raccontare, visto che insegna proprio quest’arte?
R: Raccontare è uno strumento di relazione, che permette ad adulti e bambini di entrare in una spirale emozionalmente positiva che coinvolge la mente e il corpo; la potenza della parola combinata ai toni , al respiro, ai gesti di chi narra ci svela nuove-antiche modalità di comunicazione.
D: Certo che non è facile affrontare l’esperienza della recitazione partendo da zero.
R: No non è vero. Ognuno di noi hai un talento, anche se nascosto. Occorre allenarlo e farlo uscire dalla nostra anima. Io insegno come raccontare, l’uso della voce, della mimica, dei suoni, del canto. Il corpo nel racconto. Facciamo esercizi per favorire l’espressione, basati sulla interpretazione, sulla respirazione, sulla visualizzazione, sulla concentrazione, individuali e di gruppo.
D: Chi sono le persone che normalmente si iscrivono ai suoi corsi?
R: Il corso si rivolge a tutti coloro che semplicemente vogliono “mettersi in gioco” per migliorare le proprie capacità relazionali ed espressive e soprattutto a chiunque abbia voglia di partecipare attivamente ad un’esperienza creativa consigliato a genitori, insegnanti, studenti e operatori.
D: Il Teatro come gioco è invece il percorso studiato per i bambini.
R: Il teatro ha una alto valore educativo e formativo ed è uno straordinario strumento di apprendimento per conoscere se stessi prendendo piena conoscenza delle potenzialità del proprio corpo e della propria voce. I bambini si divertono ma che allo stesso tempo sviluppano la creatività e le capacità espressive più nascoste affinando anche le tecniche di linguaggio.
D: Quindi il fine ultimo di questi corsi non è quello di sfornare i grandi attori del futuro
R: Beh cosa riserverà il futuro per questi bambini non posso certo immaginarlo. Lo scopo a questa età è quello di sensibilizzare i piccoli attori ad una maggiore attenzione verso la propria sensorialità (quello che vedo, sento o tocco) e al saper riconoscere i principali elementi che il linguaggio del teatro possiede: capacità di saper recitare singolarmente o in gruppo, utilizzo dell’ascolto per percepire sempre quello che sta accadendo, sviluppo dello spirito di iniziativa come fonte di aiuto per uscire da situazioni impreviste.
David Robotti
Recensioni & Interviste, Teatro
Guido Notari, l’astigiano che stregò Roma
Attore, conduttore radiofonico e pubblicitario. L’astigiano Guido Notari era tutto questo. Aveva fatto della sua passione un lavoro e del suo lavoro una passione. Passando con disinvoltura dal mondo della pubblicità, che lo aveva accolto a braccia aperte negli Anni ’20 come direttore alla Rinascente, a quello di conduttore dei radiogiornali di “mamma” Rai nella sede di Roma. Fino a recitare, tra la fine degli Anni ’30 e l’inizio di quelli ’50, in quasi una sessantina di film. Questo almeno sino alla morte che lo colpì all’improvviso di rientro da una gita da Fiumicino il 21 gennaio 1957. In occasione del 60esimo anniversario della sua scomparsa lo celebriamo con cinque curiosità.
ANNUNCIATORE
In molti, visto il suo lavoro in Rai e il ruolo di conduttore, potrebbero pensare che Guido Notari fosse un giornalista. Nulla di più sbagliato. Lui era un semplice annunciatore che leggeva testi scritti da altri per lui.
ESORDIO CINEMATOGRAFICO
Era il 1939 quando Notari esordì ufficialmente sul grande schermo. Il film era Io, suo padre di Mario Bonnard. Non si trattava di un ruolo da protagonista ma sanciva comunque l’approdo ufficiale nel mondo del cinema di quell’annunciatore già 46enne.
OLTRE 50 LUNGOMETRAGGI
Da allora Notari partecipò come attore a più di 50 film. Lavorando a stretto contatto coi migliori registi del tempo: da Eduardo De Filippo (più vicino al teatro ma sperimentatore cinematografico) sino a Mario Amendola. Il suo più famoso? Certamente l’ultimo. Parliamo di Elena di troia peplum italo-americano in cui interpretava il ruolo di Nestore.
CITAZIONE ILLUSTRE
Ettore Scola, nel film Una giornata particolare (1977), lo farà citare da Marcello Mastroianni. Ci troviamo a Roma e Mastroianni, che nel film interpreta un annunciatore vessato dal regime fascista a causa della sua omosessualità, scandisce il nome di Notari la cui voce accompagna in sottofondo l’azione scandendo la cronaca radiofonica della visita di Hitler a Roma.
ENORME LUTTO
Quando il 21 gennaio 2017, poco prima delle 22, si sparse la voce che Guido Notari era morto una grande folla si radunò sotto casa sua. Anche nei giorni successivi la sua abitazione in via Platone n 25, a Roma, venne presa d’assalto da una grande folla di personalità del cinema e della radio, giunti lì per rendere omaggio prima all’amico e poi al grande attore scomparso.
Recensioni & Interviste, Teatro
Anna Maria Barbera, in arte…Sconsolata
Sconsolata di nome (d’arte) ma non di fatto. Il 15 gennaio 1962 nasceva infatti a Torino Anna Maria Barbera. Comica e attrice che tanto ci ha fatto ridere coi suoi spettacoli e quel personaggio goffo e così lontano dai nostri tempi. In occasione del suo compleanno scopriamola attraverso cinque curiosità.
ALTRO CHE ATTRICE
Forse non tutti sanno che Anna Maria Barbera inizia la sua carriera lontano dall’essere protagonista sul palcoscenico. La futura attrice comica infatti muoverà i suoi primi passi nel mondo dell’editoria, in particolare facendo la corrispondente per la testata giornalistica L’Ora di Palermo, testata autorevole di quel periodo. Qui firmava ampie interviste per la pagina dello spettacolo. Fra i grandi nomi incontrati anche Giorgio Gaber, Glauco Mauri, il Maestro Luca Ronconi Andrej Konchalovsky, Antony Queen, Antonio Gadés, Omar Sharif, Robert De Niro.
DA GIORNALISTA A SCRITTRICE
La carriera da attrice inizierà solo dopo aver vinto l’ambita borsa di studio per la Bottega Teatrale di Firenze di Vittorio Gassman con un monologo di cui era anche autrice. Nella scuola fiorentina si diplomerà a pieni voti e con la benedizione dello stesso Gassman.
DA ZELIG AL CINEMA
Dopo il diploma iniziò il suo personale pellegrinaggio per i teatri di mezza Italia. Sino all’approdo a Zelig col personaggio grottesco di Sconsolata. Ed è proprio grazie all’immediato successo sul palcoscenico che Anna Maria Barbera sbarcherà sul grande schermo. A volerla a tutti i costi nel 2003 per recitare nel suo film Il paradiso all’improvviso fu Leonardo Pieraccioni. Qui, nei panni di Nina, verrà nominata come migliore attrice non protagonista sia ai David di Donatello che ai Nastri d’Argento.
ATTRICE-AUTRICE
Nel 2010 ha pubblicato per Foschi Editore Caro amico diLetto, una raccolta di oltre 50 lettere rivolte agli uomini ma dedicate alle donne in cui l’autrice svela la propria vena poetica. Si tratta però della seconda opera letteraria dato che ben sette anni prima (2003) aveva pubblicato ...sono stata spiegata?, edito da Kowalski Editore.
MADRE DI FAMIGLIA
Ma Anna Maria Barbera è anche una madre di famiglia. Nel 1986 ha infatti dato alla luce Charlotte che ha intrapreso la carriera teatrale dopo essersi formata al Teatro Stabile di Torino. La ragazza ha partecipato alla quinta stagione di Provaci ancora Prof, diretta da Tiziana Aristarco.
David Robotti